29/09/2010, 00.00
AFGHANISTAN
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Rapita da due giorni un’operatrice umanitaria britannica

di Jibran Khan
La donna è scomparsa insieme a tre colleghi afghani, nella montuosa zona di Kunar. Ricerche serrate di truppe speciali Nato, all’opera anche le autorità tribali della zona. Si spera di avere rapidi risultati e si teme che i rapiti siano portati in Pakistan. Chiesto lo scambio con una terrorista islamica.

Kabul (AsiaNews/Agenzie) – Un’operatrice umanitaria cristiana britannica è stata rapita nel nordest dell’Afghanistan, insieme a tre colleghi afghani. La conferma è giunta oggi dall’Ufficio esteri a Londra. Indiscrezioni non confermate parlano della richiesta di rilascio di una terrorista.

“Siamo al lavoro in stretti rapporti con le autorità locali", ha specificato l’Ufficio, senza meglio spiegare.

La donna rapita ha 36 anni ed è di origine scozzese, lavora nel Paese da anni ed è dipendente della statunitense Development Alternative Inc. Dai. Il sequestro è avvenuto nella provincia Kunar due giorni fa, mentre i 4 viaggiavano su due autoveicoli in colonna.

Fonti di AsiaNews hanno confermato che i ribelli hanno portato i rapiti sulle vicine montagne. Nella zona è in atto un ampio rastrellamento, con l’aiuto dei tribali locali. Dal giorno della scomparsa anche truppe Nato scelte sono impegnate nella ricerca. Secondo fonti britanniche la polizia ha avuto un breve conflitto a fuoco con i sequestratori, che però sono riusciti a fuggire. La zona è montuosa e anche coperta da foreste per cui le ricerche sono difficili.

“La popolazione locale – dice una fonte – lavora in modo intenso per ottenere un rapido e sicuro rilascio. La gente parla con altra gente che ha una qualche influenza nella zona”.

Non ci sono rivendicazioni, ma ambienti ufficiali a Kunar sospettano che ci siano dietro signori locali come Maulavi Abdul Basir.

Il portavoce della Dai Steven O’Connor esclude che gli scomparsi possano essersi persi. “La donna – spiega – è esperta. E’ una professionista capace e ha molti anni di esperienza”.

Ottimismo in ambienti della polizia, che ritengono di poter ottenere il rilascio o la liberazione degli ostaggi entro 24 ore. Il maggior Maqsoud Padshah, capo della polizia del distretto di Kunar, dice che la Nato è intervenuta subito “per il timore che, se si aspettava prima che  una delegazioni di tribali parlasse coi rapitori, questi avrebbero potuto portare la donna in Pakistan”. “Invece hanno subito mandato forze speciali e iniziata la ricerca”.

Il confine tra Kunar e Pakistan è in pratica privo di controlli ed è spesso attraversato da ribelli e contrabbandieri. Alcune zone del Pakistan sono ritenute roccaforti dei ribelli e l’esercito ha difficoltà a penetrarvi.

Un’agenzia stampa afghana dice che i talebani hanno già offerto di restituire gli ostaggi in cambio di Aafia Siddiqui, una neuroscienziata pakistana ritenuta avere collegamenti con al Qaeda, condannata la settimana scorsa a New York a 86 anni di carcere per avere cercato di uccidere gli agenti e i soldati che l’hanno interrogata in Afghanistan. Il suo arresto ha provocato furibonde proteste in Pakistan, con manifestazioni di piazza e falò di effigi del presidente Usa Barack Obama. L’ambasciata britannica a Kabul ha rifiutato qualsiasi commento. O’Connor ha detto di “non poter smentire del tutto la notizia”, ma ha invitato ad aspettare l’esito delle operazioni delle forze speciali Nato.

Il rapimento è avvenuto proprio quando i parenti della dottoressa britannica Karen Woo, uccisa ad agosto in Afghanistan, hanno deciso di rompere il loro silenzio. Lynn e Tehaun Woo hanno dichiarato che la figlia, operatrice per un ente internazionale di carità, conosceva i rischi di lavorare in Afghanistan, ma era spinta dal desiderio di aiutare la popolazione.

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