24/10/2012, 00.00
MYANMAR
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Rakhine: mille case incendiate, resta alta la tensione fra birmani e Rohingya

Le cifre ufficiali parlano di 600 abitazioni incendiate, ma fonti locali fissano il numero a “1.039, sparse in otto villaggi”. Confermate le tre vittime, due donne musulmane e un birmano. Timori di nuove violenze fra i due gruppi. Thein Sein prova a placare gli animi e promette “lavoro e istruzione” per riportare “pace e armonia”.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Resta alta la tensione nello Stato di Rakhine, teatro di nuove violenze negli ultimi giorni fra la maggioranza buddista birmana e la minoranza musulmana Rohingya. Secondo gli ultimi dati forniti dalle autorità sarebbero oltre 600 le case incendiate negli scontri, anche se fonti non ufficiali parlano di oltre mille abitazioni date alle fiamme in almeno otto diversi villaggi. Resta confermato, di contro, il numero delle vittime: i morti sarebbero tre, di cui due donne musulmane appartenenti alla minoranza etnica e un birmano locale (cfr. AsiaNews 23/10/2012 Rakhine: nuovi scontri fra birmani e Rohingya, tre morti e 300 case incendiate). Nella zona i funzionari di governo hanno imposto il coprifuoco dal tramonto all'alba; a dispetto dei proclami che parlano di una situazione di "relativa calma", il clima resta teso e vi è il rischio concreto di gravi incidenti fra le due fazioni, come avvenuto nei mesi scorsi.

Fonti ufficiali parlano di "660 case bruciate" negli ultimi tre giorni, ma "non si sa quante appartengono ai Rakhine e quante ai Bengali". Tuttavia, in un articoli pubblicato dal giornale ufficiale New Light of Myanmar emerge che sono "1.039 sparse in otto villaggi" le abitazioni distrutte dal fuoco. 

Il fronte dello scontro continua ad allargarsi, con l'Oic (Organizzazione della Cooperazione Islamica) che vuole aprire una sede nello Stato di Rakhine per sostenere la minoranza musulmana, mentre i monaci buddisti scendono in piazza chiedendo la cacciata dei Rohinga dalla terra birmana.

Negli ultimi giorni il presidente Thein Sein ha provato a giocare la carta della mediazione, sottolineando che la nazione "non ha scelta" se non quella di "accogliere gli aiuti" per la minoranza musulmana, altrimenti dovrà subire sanzioni dalla comunità internazionale. Egli ha inoltre aggiunto che fra le "soluzioni di lungo periodo" vi sono "istruzione e lavoro", i soli fattori che potranno portare "pace e armonia".

A giugno la Corte distrettuale di Kyaukphyu, nello Stato di Rakhine ha condannato a morte tre musulmani, ritenuti responsabili dello stupro e dell'uccisione a fine maggio di Thida Htwe, giovane buddista Arakanese (Rakhine). QUesta l'origine dei violenti scontri interconfessionali fra musulmani e buddisti (cfr. AsiaNews 19/06/2012 Rakhine, violenze etniche: tre condanne a morte per lo stupro-omicidio della donna). Nei giorni seguenti, una folla inferocita ha accusato alcuni musulmani uccidendone 10, del tutto estranei al fatto di sangue. La spirale di odio ha causato la morte di altre 29 persone, di cui 16 musulmani e 13 buddisti. Secondo le fonti ufficiali sono andate in fiamme almeno 2600 abitazioni, mentre centinaia i profughi Rohingya hanno cercato rifugio all'estero.

 

 

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