Rajasthan, il Consiglio cattolico attacca la legge anti-conversione
L'organo consultivo sottolinea: "I cristiani vivono nella paura e nell'incertezza. La popolazione perde fiducia nel governo, che non ferma la violenza e approva leggi restrittive".
Bangalore (AsiaNews/Icns) Un importante gruppo cattolico ha chiesto al governo del Rajasthan di rigettare la legge anti-conversione "per aiutare i cristiani a vivere meglio ed a praticare la propria fede senza restrizioni".
La Commissione esecutiva del Consiglio cattolico dell'India, organo ufficiale della Chiesa indiana, si è incontrata a Bangalore il 24 aprile per discutere della recente approvazione del decreto ed ha espresso "seria preoccupazione per la difficile situazione in cui sono costretti a vivere i cristiani dello Stato occidentale".
I membri della minuscola comunità cristiana del Rajasthan [lo 0,11 % della popolazione ndr] "sono stati vittime di diversi attacchi e gravi forme di molestia da parte di gruppi fanatici indù nel corso di tutto il 2005". In risposta il governo, "invece di fermare quest'onda di violenza, ha approvato il 7 aprile un decreto che mira a controllare l'attività dei missionari nei villaggi".
Secondo le accuse dei fondamentalisti indù "le missioni cristiane passano il loro tempo a convertire i poveri ed i tribali adescandoli con offerte materiali" come cibo e vestiti. "L'approvazione della legge scrivono i membri della Commissione non fa altro che diminuire la fiducia delle persone nell'amministrazione statale".
"I cristiani di molte zone dell'India conclude la denuncia del gruppo, guidato dal cardinale Telesphore Toppo vivono nella paura e sono costretti a chiedere la protezione della polizia per poter svolgere le funzioni domenicali ed ogni altra attività correlata alla religione".
La Commissione esecutiva del Consiglio cattolico dell'India è un corpo di natura consultiva. I suoi membri rappresentano ogni sezione della Chiesa: vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. Il suo scopo è quello di valutare la situazione della Chiesa indiana e denunciare ai corpi competenti le situazioni in cui essa venga limitata nella sua missione.