Rajapakse, con i tamil “parliamo di autonomia, non di separatismo”
di Melani Manel Perera
Si sono svolti ieri in tutta la nazione i festeggiamenti per la 59esima Festa dell’Indipendenza. Il presidente, nel discorso alla nazione, parla di dialogo possibile solo davanti a richieste di autonomia e ricorda il suo impegno per preservare l’unità nazionale.
Colombo (AsiaNews) – Il governo cingalese “è pronto per discutere con l’etnia tamil di autonomia, non di separatismo” ed è sempre più impegnato e deciso “a preservare l’onore e la prosperità del Paese, unito”.
E’ questo il senso del discorso rivolto alla nazione dal presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse, in occasione della 59esima Festa dell’Indipendenza nazionale che si è svolta ieri in tutto il Paese, fra ingenti misure di sicurezza.
Nella capitale hanno partecipato alle parate militari il presidente, il primo ministro Rathnasiri Wickremanayake, il gabinetto ministeriale ed i vertici delle 3 Forze armate. Alla parata, per la prima volta, ha partecipato anche la Guardia nazionale.
Nel corso del suo discorso, Rajapakse ha detto: “E’ un nostro compito proteggere la vita e le proprietà di tamil e musulmani, e fornire un mondo sicuro ai nostri figli, ma questo non vuol dire cedere ai ricatti. Il governo vuole discutere con i tamil di autonomia, non di separatismo”.
Il presidente ha poi sottolineato che “l’arma più importante contro il terrorismo è dare giustizia agli innocenti. Non siamo pronti a cedere alle richieste insanguinate del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte)”.
Le ferme posizioni del governo “sono un impegno a salvaguardare la dignità nazionale, a non tradirla. Davanti a voi, assicuro la mia totale attenzione all’onore ed alla prosperità di questa terra benedetta, combattendo con decisione il separatismo”.
La lotta armata fra i ribelli del Ltte ed il governo nasce nel 1983: i tamil cercano di far nascere un nuovo Stato, separato da Colombo, nel nord e nell’est del Paese per combattere le continue discriminazioni da parte dell’etnia cingalese, che rappresenta il 70 % della popolazione totale.
Dall’inizio del confronto armato sono morte oltre 80mila persone, mentre sono milioni gli sfollati, costretti ad abbandonare le zone interessate dal conflitto.
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