Rajapaksa “promette” l’indipendenza ai Tamil
di Melani Manel Perera
Il governo vuole creare un organo consultivo per attuare le riforme necessarie alle minoranze etniche del nord e dell’est dello Sri Lanka (zone colpite dalla guerra civile). Il mondo cattolico critica il presidente che “sa solo inventare nuove commissioni”, perché “è sufficiente applicare il 13mo emendamento”. Esso sancisce trasferimento dei poteri e indipendenza delle regioni.
Colombo (AsiaNews) – Il governo dello Sri Lanka creerà un organo consultivo per attuare le riforme necessarie a dare potere e indipendenza alle minoranze etniche, in particolare i Tamil. Lo ha promesso il presidente Mahinda Rajapksa al ministro indiano degli Affari esteri SM Krishna, in visita ufficiale dal 16 al 19 gennaio scorsi. Il governo ha chiesto al Tamil National Alliance (Tna, principale partito tamil) di “sostenere” la nascita di questo Parliamentary Select Committee (Psc), che rappresenterà il legame fondamentale tra autorità centrale e province. Tuttavia, diverse personalità religiose cattoliche criticano le dichiarazioni di Rajapksa, chiedendo invece di applicare il 13mo emendamento della Costituzione del 1987. Il ministro dei Media e dell’informazione Keheliya Rambukwella spiega invece che l’organo consultivo rappresenta “un’evoluzione del 13mo emendamento: è il 13+1”.
Il 13mo emendamento prevede il trasferimento dei poteri e l’indipendenza dei governi regionali. Dalla fine del trentennale conflitto etnico (2009), la popolazione tamil lo invoca come parte fondante della soluzione politica alle loro rivendicazioni.
Secondo p. Sebastien Maria Anthony sj, ex provinciale dei gesuiti, la proposta di Rajapaksa è solo una “tattica per prendere tempo. Il governo è bravo a fare promesse e inventare commissioni, ma non va mai oltre”.
P. Sarath Iddamalgoda, sacerdote attivista per i diritti umani, sottolinea: “Il governo continua a evitare ogni discussione sul tema. Il presidente ha il potere politico di attuare questo emendamento. Se il problema sono le resistenze che incontra tra la maggioranza della popolazione, lui e il governo devono avere il coraggio di educare le masse sulla necessità del trasferimento dei poteri”.
P. Oswald B. Firth, ex provinciale degli Oblati di Maria Immacolata, afferma ad AsiaNews: “La creazione di un organo consultivo è certo una proposta apprezzabile. Ma è da quando si è concluso il conflitto etnico che la popolazione del nord e dell’est (zone a maggioranza tamil, le più colpite dalla guerra civile, ndr) chiede il trasferimento dei poteri. Queste persone hanno sofferto abbastanza. Prima di proporre il ‘13+1’, il governo dovrebbe almeno attuare l’emendamento già sancito dalla nostra Costituzione”.
Il 13mo emendamento prevede il trasferimento dei poteri e l’indipendenza dei governi regionali. Dalla fine del trentennale conflitto etnico (2009), la popolazione tamil lo invoca come parte fondante della soluzione politica alle loro rivendicazioni.
Secondo p. Sebastien Maria Anthony sj, ex provinciale dei gesuiti, la proposta di Rajapaksa è solo una “tattica per prendere tempo. Il governo è bravo a fare promesse e inventare commissioni, ma non va mai oltre”.
P. Sarath Iddamalgoda, sacerdote attivista per i diritti umani, sottolinea: “Il governo continua a evitare ogni discussione sul tema. Il presidente ha il potere politico di attuare questo emendamento. Se il problema sono le resistenze che incontra tra la maggioranza della popolazione, lui e il governo devono avere il coraggio di educare le masse sulla necessità del trasferimento dei poteri”.
P. Oswald B. Firth, ex provinciale degli Oblati di Maria Immacolata, afferma ad AsiaNews: “La creazione di un organo consultivo è certo una proposta apprezzabile. Ma è da quando si è concluso il conflitto etnico che la popolazione del nord e dell’est (zone a maggioranza tamil, le più colpite dalla guerra civile, ndr) chiede il trasferimento dei poteri. Queste persone hanno sofferto abbastanza. Prima di proporre il ‘13+1’, il governo dovrebbe almeno attuare l’emendamento già sancito dalla nostra Costituzione”.
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