Raid contro i monasteri: arrestati centinaia di monaci
Yangon (AsiaNews) - Centinaia di monaci sono stati arrestati prima dell’alba, in un raid lanciato dalle forze di sicurezza contro un monastero a est di Yangon. Testimoni affermano che anche altri monasteri sono stati razziati nel tentativo di bloccare le manifestazioni contro il regime.
Stamane il monastero di Ngwekyaryan si presentava con i vetri rotti, le porte aperte e le stanze violate. Il denaro e i gioielli, doni dei fedeli ai monaci, sono scomparsi. Secondo alcuni almeno 100 bonzi sono stati presi e portati via dalla polizia. Altri sono riusciti a fuggire nella notte e sono ritornati stamattina al monastero pronti per un’altra giornata di proteste. A Yangon, dove da ieri è in atto il coprifuoco dalle 9 di sera fino alle 5 di mattina, le strade erano tranquille, dopo l’attacco di ieri da parte della polizia anti-sommossa contro l’imponente manifestazione di monaci e laici.
Secondo fonti locali almeno 5 monaci sono stati uccisi perché colpiti da arma da fuoco o battuti dai manganelli della polizia. Nella prima conferma ufficiale delle violenze, la radio di stato ha affermato che vi sono stati un morto e un ferito.
Mentre i monaci e la popolazione di preparano a nuove marce, la polizia ha circondato le pagode Shwedangong e Sule, i punti di partenza e di arrivo delle loro marce. Almeno 7 camion con cannoni ad acqua sono piazzati davanti a quest’ultima.
Ieri il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha tenuto una sessione straordinaria ma concludendo solo con l’esortazione alla giunta di “frenare la violenza”. La proposta di Usa e UE di varare nuove sanzioni economiche contro il regime si è scontrata contro il veto della Cina. Ibrahim Gambari, inviato speciale Onu per la regione è stato invitato a recarsi “il più presto possibile” in Myanmar, sperando che la giunta gli dia il permesso di entrare nel Paese.
26/09/2007