Raggiunto a Beirut l’accordo sul programma di governo, i problemi restano
di Paul Dakiki
Non è stata trrovata soluzione alla questione fondamentale di regolare “il diritto” di Hezbollah di liberare il territorio nazionale ancora in mano agli israeliani. Martedì la “storica” visigta a Damasco del presidente Suleiman.
Beirut (AsiaNews) – Raggiunto ieri sera, al 14mo incontro, l’accordo sul programma (la dichiarazione ministeriale, nella terminologia libanese) del nuovo governo di unità nazionale, restano insoluti alcuni dei problemi fondamentali che dividono maggioranza e opposizione parllamentare, a partire da quello del “diritto” di Hezbollah di usare la forza per recuperare le porzioni di territorio nazionale ancora sotto controllo israeliano.
Sul piano procedurale, oggi il testo elaborato dalla apposita commissione sarà sottoposto ai ministri, che entro lunedì faranno conoscere le proprie considerazioni e, prevedibili, riserve. La “dichiarazione” sarà poi sottoposta all’approvazion parlamentare.
Ieri sera, illustrando la conclusione del lavoro di elaborazione del testo, il ministro dell’informazione Tareq Mitri ha parlato del “principio dell’unità dello Stato” come dell’autorità che guida le decisioni del governo e di un accordo raggiunto esaminando separatamente ogni singolo capitolo.
E’ una “unità” che è stata immediatamente divisa nell’affermazione del “diritto del Libano, del suo popolo, dell’esercito e della resistenza” di liberare il territorio nazionale. Ora, tenendo conto che con “resistenza” si intende Hezbollah e che sono stati finora respinti tutti i tentativi di affermare in qualche modo l’esclusività o la superiorità dell’esercito nazionale sul movimento sciita in materia di liberazione del territorio, il concetto di “unità” appare quanto meno debole.
Proprio la mancanza di un riferimento al fatto che le attività politiche vanno compiute “nel quadro dello Stato” è all’origine della riserva già espressa dal ministro Nassib Lahoud.
La prevista questione delle armi di Hezbollah, è la principale, ma non unica questione in sospeso. Altre ce ne sono, come i temi dei libanesi espatriati in Israele o di quelli prigionieri in Siria, o la “stabilizzazione” dei palestinesi.
Uno sviluppo di un altro delicato tema, quello dei rapporti con la Siria, si vedrà da martedì, con la visita a Damasco del presidente della Repubblica, Michel Suleiman. Che ieri, nel giornata dedicata alla celebrazioone dell’esercito, ha inviato i militari a “non esitare” nell’opporsi a quanti attentano alla vita civile, di qualsiasi gruppo facciano parte. “Non è un dovere – ha chiesto - affrontare chiunque voglia colpire” i compatrioti?
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