Ragazze cristiane rapite, convertite e sposate a musulmani: difficile il ritorno per una di loro
Lahore (AsiaNews) – Si fanno più flebili le speranze di un ritorno a casa per le due ragazze cristiane rapite da un gruppo di musulmani lo scorso 26 giugno nel villaggio di Chowk Munda, nella provincia del Punjab. Secondo l’avvocato della difesa, la situazione è più complicata per la maggiore delle due sorelle, Saba Younas, costretta all’indomani del rapimento a sposare un giovane musulmano e a convertirsi all’islam.
Lo scorso 6 agosto il giudice Malak Saeed Ejaz, dell’Alta Corte di Lahore, ha disposto una perizia medica sulla ragazza in base alla quale sarebbe emerso che “l’età biologica” è di 16 anni (o 17) e non 13 come testimonia il certificato di nascita rilasciato dalla parrocchia cattolica di appartenenza. “Dopo il responso del referto medico – afferma Rashid Rehman, legale della famiglia – le possibilità che Saba torni dai genitori si riducono”, poiché a 16 anni le ragazze hanno raggiunto la "pubertà" ed è possibile “contrarre regolare matrimonio”. In fase di dibattimento, fra l’altro, la ragazza avrebbe confermato di “avere 17 anni”, di essersi “convertita all’islam” e aver contratto matrimonio “volontariamente”.
Se le speranze per la sorella maggiore sono pressoché nulle, continua invece la battaglia per riportare a casa la minore delle due, Anila di 10 anni; e un eventuale ritorno di Anila potrebbe convincere anche Saba a cambiare idea, trovandosi da sola in una famiglia che non le appartiene. Secondo Khalid Raheel, zio delle sorelle, dietro la decisione di Saba di testimoniare a favore dei rapitori in tribunale vi sarebbero “pressioni e minacce” e ribadisce di avere in mano documenti che “comprovano il fatto che ha solo 13 anni”.
Il legale della famiglia annuncia infine che è terminata la fase del dibattimento in aula; la sentenza è attesa per martedì 9 settembre. Fino a quel momento le due sorelle rimarranno nel centro di accoglienza per sole donne nel quale sono state trasferite ad inizio agosto, come stabilito dal giudice. “Se la sentenza non sarà positiva – annuncia Rashid Rehman – faremo ricorso alla Corte Suprema del Pakistan”.
05/02/2020 15:47