Ragazza dalit aggredita e bruciata viva da cinque coetanei, ancora liberi
La giovane, 17 anni, ha resistito a un tentativo di stupro. Ha riportato il 90% di ustioni su tutto il corpo, ma è ancora viva. La polizia indaga. Attivista cattolico ad AsiaNews: è frutto di una mentalità "basata sulla casta".
Lucknow (AsiaNews) – Nel villaggio di Johri (distretto di Sitapur, Uttar Pradesh) una ragazza dalit di 17 anni è stata bruciata viva da cinque suoi coetanei che avevano cercato di stuprarla. La giovane ha riportato ustioni sul 90% del corpo ed è in condizioni molto critiche. L’aggressione è avvenuta lo scorso 2 agosto, ma nessuno degli aggressori è stato ancora fermato.
Il padre della vittima ha raccontato che, già qualche giorno prima dell’incidente, i cinque ragazzi – Tillu, Billu, Ajay, Dharmendra e Tuiyan – avevano infastidito la figlia con insulti e commenti volgari, sempre ignorati dalla giovane. La mattina del 2, quando la ragazza era sola in casa, i cinque hanno fatto irruzione e hanno cercato di violentarla. Quando lei ha fatto resistenza, l’hanno cosparsa di cherosene e le hanno dato fuoco.
La polizia di Ramkopt, che si occupa del caso, ha dichiarato che l’incidente è venuto alla luce quando la giovane dalit è arrivata in ospedale. I poliziotti non hanno registrato subito la denuncia del padre, ma le indagini sarebbero iniziato. Tuttavia, i cinque aggressori sono ancora liberi.
Interpellato da AsiaNews Antony Arulraj, membro di Giustizia e pace della Conferenza episcopale indiana, sottolinea “due aspetti” che mostrano la “vulnerabilità” della vittima: “è una ragazza ed è dalit”. L’attivista spiega che nei villaggi indiani “non è raro” imbattersi in persone che appartengono alle “cosiddette caste superiori” che considerano ragazze dalit alla stregua di “oggetti del desiderio”, senza alcun riguardo ai loro diritti. Tutto ciò è parte di una “mentalità basata sulla casta” che “oggi non può più essere accettata”.
Auspicando che venga fatta presto giustizia, l’attivista cattolico precisa che “ora conta garantire alla ragazza tutta l’assistenza medica di cui ha bisogno” e assicurarsi che “possa testimoniare” per individuare i responsabili. “I colpevoli – conclude – vanno assicurati alla giustizia”.
Il padre della vittima ha raccontato che, già qualche giorno prima dell’incidente, i cinque ragazzi – Tillu, Billu, Ajay, Dharmendra e Tuiyan – avevano infastidito la figlia con insulti e commenti volgari, sempre ignorati dalla giovane. La mattina del 2, quando la ragazza era sola in casa, i cinque hanno fatto irruzione e hanno cercato di violentarla. Quando lei ha fatto resistenza, l’hanno cosparsa di cherosene e le hanno dato fuoco.
La polizia di Ramkopt, che si occupa del caso, ha dichiarato che l’incidente è venuto alla luce quando la giovane dalit è arrivata in ospedale. I poliziotti non hanno registrato subito la denuncia del padre, ma le indagini sarebbero iniziato. Tuttavia, i cinque aggressori sono ancora liberi.
Interpellato da AsiaNews Antony Arulraj, membro di Giustizia e pace della Conferenza episcopale indiana, sottolinea “due aspetti” che mostrano la “vulnerabilità” della vittima: “è una ragazza ed è dalit”. L’attivista spiega che nei villaggi indiani “non è raro” imbattersi in persone che appartengono alle “cosiddette caste superiori” che considerano ragazze dalit alla stregua di “oggetti del desiderio”, senza alcun riguardo ai loro diritti. Tutto ciò è parte di una “mentalità basata sulla casta” che “oggi non può più essere accettata”.
Auspicando che venga fatta presto giustizia, l’attivista cattolico precisa che “ora conta garantire alla ragazza tutta l’assistenza medica di cui ha bisogno” e assicurarsi che “possa testimoniare” per individuare i responsabili. “I colpevoli – conclude – vanno assicurati alla giustizia”.
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