Rafsanjani guida la preghiera. Scontri e arresti a Teheran
L’ex presidente, sostenitore di Moussavi, ha chiesto la liberazione dei manifestanti antigovernativi e propone una “soluzione” alla crisi politica del Paese. Fonti locali denunciano centinaia di arresti della polizia, che ha usato gas lacrimogeni per disperdere gli oppositori. Prime nomine di Ahmadinejad: scelti il primo vice-presidente e il nuovo capo del programma nucleare.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Resta alta la tensione in Iran, dopo gli scontri fra polizia e manifestanti accorsi all’Università di Teheran per assistere alla preghiera del venerdì. Fonti locali parlano di centinaia di arresti da parte delle forze dell’ordine. A guidare il sermone l’ayatollah Ali Akbar Rafsanjani, ex presidente e sostenitore di Mir Hossein Moussavi, presente anch’egli alla funzione. Moussavi è il candidato presidenziale che ha perso le elezioni del 12 giugno. Ma la vittoria di Ahmadinejad è contestata per brogli.
Decine di migliaia di oppositori hanno preso parte alla preghiera: essi hanno più volte interrotto il leader religioso scandendo il nome di Moussavi e gridando “Dio è grande”. Rivolgendosi direttamente all’ayatollah, essi intimavano: “Hasemi [Rafsanjani]: Se rimani in silenzio, sei un criminale”. Tra i presenti vi era anche un gruppo di sostenitori del presidente Ahmadinejad, che ha intonato il celebre slogan “morte all’America”, considerata il “Grande Satana” secondo i proclami governativi. In risposta, gli oppositori hanno urlato “morte alla Russia”, puntando il dito contro il legame fra Teheran e Mosca.
Durante la preghiera Rafsanjani ha parlato di “grandezza, unità e consenso”, valori sui quali basare “una soluzione alla situazione attuale” di conflitto interno. Egli ha sollevato forti dubbi sulla validità del voto e ha chiesto il rilascio delle persone arrestate in seguito alle proteste post-elettorali. Dopo le elezioni contestate e le manifestazioni dell’opposizione, represse nel sangue, è la prima volta che l’ex presidente guida il sermone del venerdì all’Università di Teheran.
Fonti di AsiaNews a Teheran rivelano che “molte persone sinora poco interessate alla politica e alla religione” si sono dirette alla moschea per “partecipare alla preghiera del venerdì e ascoltare le parole” dell’ayatollah Rafsanjani. Molti indossavano fasce verdi – il colore divenuto simbolo dell’opposizione interna al regime – e mostravano foto di Moussavi “mentre fa il segno della vittoria”.
La nuova ondata di proteste – che segue giorni di relativa calma – è stata repressa di nuovo con la forza dalla polizia, che ha lanciato gas lacrimogeni e compiuto numerosi arresti. Secondo due blogger vicini alla dissidenza, fra i fermati vi sarebbe anche Shadi Sadr, attivista per i diritti delle donne. Gli agenti hanno caricato a forza la donna su una macchina della polizia, per condurla in una destinazione segreta.
In questi giorni il presidente iraniano Ahmadinejad – il 26 luglio è in programma il giuramento per il secondo mandato – ha annunciato due nomine importanti: Ali Akbar Salehi, ex ambasciatore presso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), è ora a capo del programma nucleare iraniano. Per la carica di primo vice-presidente, egli ha scelto Esfandiar Rahim Machaie, una delle figure più vicine all’attuale Capo di Stato.
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