Quinto giorno di proteste per i Corano bruciati. Assaltata sede Onu a Kunduz
Kabul (AsiaNews) - Sale a 20 morti e centinaia di feriti il bilancio delle proteste contro il rogo del Corano, che da cinque giorni bloccano le principali città afghane. Oggi migliaia di manifestanti hanno circondato il complesso Onu di Kunduz (Afghanistan del Nord) tentando di fare irruzione nell'edificio presidiato da forze di polizia ed esercito. A Mehterlam, capoluogo della provincia orientale di Logar, una folla di centinaia di persone ha assaltato gli uffici del governatore. Negli scontri la polizia ha ucciso un manifestante.
Intanto, emergono i primi retroscena di un gesto che secondo gli esperti sta mettendo in seria discussione l'immagine dell'esercito statunitense e dieci anni di lotta contro l'estremismo islamico.
In questi giorni le autorità hanno raccolto le testimonianze degli inservienti impiegati all'interno della base militare di Bagram per fare luce sull'accaduto. Dai racconti emerge che i militari statunitensi hanno bruciato le copie del Corano ignorando le suppliche degli operai musulmani.
Sayed Jamil, afghano di 22 anni, racconta che lo scorso 20 febbraio stava lavorando con altri colleghi afghani in uno dei centri di smaltimento della base, quando tre soldati sono giunti sul luogo a bordo di un camion militare carico di libri e materiale religioso e hanno iniziato a gettare il contenuto nell'inceneritore . "Appena ci siamo accorti che erano copie del Corano - afferma Jamil - abbiamo avvisato il conducente chiedendo perché li volevano bruciare. I militari hanno replicato dicendo che era materiale del carcere e avevano l'ordine di smaltirlo". Il giovane spiega che per evitare il rogo, gli operai si sono diretti verso il forno tirando fuori pile libri ancora in fiamme, gridando e piangendo per il gesto sacrilego. La reazione dei lavoratori afghani ha spaventato i militari che hanno abbandonato il camion sul luogo con ancora più di metà del cassone pieno di copie del Corano.