Quasi una rivoluzione al vertice di Fatah, eletto Barghouti, cede la “vecchia guardia”
Per la prima volta il leader del Tanzim entra nel Comitato centrale. Con lui eletti altre 15 “facce nuove” sui 18 posti a posti a disposizione. Barghouti, in prigione in Israele, si è detto a favore di una soluzione che renda possibile l’esistenza di due Stati.
Betlemme (AsiaNews/Agenzie) – Quasi una rivoluzione al vertice di Fatah: per la prima volta entra nel Comitato centrale del movimento Marwan Barghouti (nella foto), leader di primo piano della resistenza palestinese, imprigionato in Israele con una condanna all’ergastolo, e con lui arrivano al vertice di Fatah numerose facce nuove, mentre restano fuori esponenti della “vecchia guardia”. I risultati, ancora non ufficiali, parlano di 15 nuovi eletti sui 18 posti a disposizione.
Il risultato del congresso di Fatah, il primo dopo 20 anni, supera per dimensione le previsioni, che già parlavano di volontà di rinnovamento di una leadership messa in crisi dalla pressione, non solo militare, di Hamas e dalle ricorrenti accuse di corruzione.
Barghouti, 50 anni, già considerato uno dei candidati alla successione di Arafat, forse la figura di maggior spicco tra i palestinesi di Fatah, è il capo del Tanzim, l’ala militare di Fatah, ed in tale veste è stato condannato dagli israeliani a cinque ergastoli per attacchi definiti terroristici. In passato, la sua liberazione, oltre che dai palestinesi, è stata chiesta anche da esponenti del Partito laburista israeliano, che lo ritengono l’unica personalità in grado di portare tutti i palestinesi ad un accordo di pace. In ciò gioca il fatto che, a differenza di Hamas, Tanzim non ha mai teorizzato la distruzione di Israele.
Ad aprile, Barghouti ha scritto una lettera agli israeliani nella quale chiedeva un “totale cessate-il-fuoco” e si diceva a favore, “insieme alla stragrande maggioranza dei palestinesi”, di una pace che consenta la convivenza di uno Stato israeliano e di uno palestinese. E nel programma politico approvato sabato scorso, Fatah afferma “la sua adesione all’opzione di una pace giusta” con Israele, pur ribadendo “il diritto del popolo palestinese alla resistenza contro l’occupazione, secondo le regole del diritto internazionale”.
“Queste elezioni – ha affermato Mohammad Dahlan, uno dei nuovi, già capo della sicurezza di Fatah a Gaza – apre un nuovo futuro per il movimento, un’era democratica”. Un’altra “faccia nuova”, Jibril Rajoub, già aiutante di Arafat, ha parlato di “un colpo contro una leadership che ha monopolizzato a lungo il movimento, senza presentare neppure un rapporto sul suo lavoro”.
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