Quasi la metà dei turchi non vuole più entrare nell'Unione europea
Un sondaggio condotto dopo la diffusione del rapporto Ue sul cammino delle riforme in Turchia evidenzia anche come il 70% degli intervistati chieda la sospensione delle trattative se Bruxelles insiste per l'apertura a Cipro.
Ankara (AsiaNews) Quasi la metà dei turchi è contraria all'ingresso nell'Unione europea e supera i due terzi la percentuale di coloro che vogliono la sospensione delle trattative con Bruxelles se l'Ue insiste sull'apertura dei porti e degli aeroporti turchi a Cipro. Sono le prime reazioni turche quali emergono da un sondaggio compiuto ieri sera dopo la diffusione del rapporto dell'Unione sul negoziato con Ankara.
Il rapporto ha toni fortemente critici sul progresso delle riforme in Turchia per l'adeguamento agli standard europei e dà ad Ankara la scadenza di metà dicembre quando ci sarà la riunione del Consiglio europeo - per adeguarsi alle richieste comunitarie in materia di apertura al commercio con Cipro, libertà di espressione e di religione, diritti delle donne e dei sindacati.
Il sondaggio di ieri, del quale dà notizia il Turkish Daily News, è stato condotto dall'International Strategic Research Organization (USAK), un istituto indipendente di Ankara. Secondo i dati raccolti, il 45% della popolazione turca si oppone all'ingresso nell'Unione europa. Ciò sembra dovuto a diffidenza verso l'Unione ed ai dubbi crescenti sulla sua buona volontà ad ammettere il Paese della Mezzaluna.
Il 70% degli intervistati ritiene poi che la trattativa con l'Ue vada sospesa se l'Unione preme per l'apertura a Cipro.
Il sondaggio sembra dare ragione alle prime reazioni del governo turco. Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha sostenuto che porti ed aeroporti del suo Paese resteranno chiusi ai mezzi ciprioti se l'Unione non mantiene la promessa di alleggerire le restrizioni europee verso i viaggi ed i commerci con la cosiddetta Repubblica turca di Cipro, ossia la parte nord dell'isola, riconosciuta solo da Ankara. Erdogan ha ammesso che potrebbe esserci un "periodo di stagnazione" nei rapporti con l'Europa, ma non ammette la possibilità di un arresto dei colloqui per l'ammissione, ad un po' più di un anno dal loro inizio, nell'ottobre 2005.
24/02/2018 08:46