Quarto giorno di proteste, i monaci chiedono l’intervento dell’Onu
Anche stamattina numerosi monaci si sono riuniti a Yangon per protestare contro la giunta. Ieri oltre mille religiosi si sono raccolti alla famosa pagoda Shwedagon; con loro hanno marciato anche centinaia di studenti.
Yangon (AsiaNews) – Quarto giorno di proteste contro la giunta e le sue impopolari politiche da parte dei monaci buddisti dell’ex capitale birmana. In 200 stamattina hanno marciato sotto una pioggia battente fino alla pagoda Mei Lamu, alla periferia della città. Dopo aver pregato e recitato canti religiosi, la dimostrazione si è sciolta, a quanto riferiscono testimoni oculari.
Ieri oltre mille monaci da diversi monasteri di Yangon hanno animato una grande marcia confluita alla famosa pagoda di Shwedagon, il tempio più venerato del Paese. A loro si sono uniti anche circa 200 studenti che hanno formato una catena umana per proteggere il corteo dei religiosi (vedi foto).
I monaci portavano bandiere buddiste e cartelloni che invocavano l’intervento dell’Onu, dove proprio ieri l’inviato speciale Ibrahim Gambari ha fatto rapporto al Consiglio di Sicurezza sull’attuale crisi nell’ex Birmania. La marcia delle toghe arancioni è passata anche davanti ad alcune ambasciate occidentali. Alcuni monaci portavano in mano la tradizionale scodella per le elemosine ma capovolta come segno di protesta contro i militari. Il rifiuto formale annunciato dai monaci di non accettare elemosine dai membri dell'esercito e delle loro famiglie è un segno di protesta molto forte in Myanmar, Paese a maggioranza buddista, e corrisponde a una sorta di scomunica.
Ancora una volta l’esercito si è dovuto limitare a guardare, senza poter intervenire con azioni di forza, come invece è successo all’inizio delle manifestazioni di piazza di metà agosto contro l'improvviso ed esorbitante aumento del prezzo del carburante. Da allora macchine e autobus hanno smesso di circolare lasciando a piedi centinaia di lavoratori. Solo agenti in borghese hanno seguito i manifestanti.
Le marce di protesta dei monaci stanno diventando un evento quotidiano in tutto il Paese, e rappresentano un segno della rabbia civile contro il regime militare che dura ormai da 45 anni. Cortei hanno sfilato anche a Pakoku e Monywa. L’“Alleanza di tutti i monaci buddisti della Birmania” che ha indetto il boicottaggio delle elemosine chiede il rilascio dei prigionieri politici, compreso il premio Nobel Aung Saan Suu Kyi, e le scuse dei generali per la violenza usata in queste settimane contro i manifestanti.
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