Qualche segno di speranza nei rapporti diplomatici fra Santa Sede e Hanoi
I media di stato affermano che "è solo questione di tempo". Intanto continua anche la repressione interna.
Roma (AsiaNews) - Il governo di Hanoi sembra più deciso nel volere i rapporti diplomatici con la Santa Sede. Fonti vaticane confermano ad AsiaNews qualche nuovo segno promettente.
Nei giorni scorsi, il presidente della camera italiana, Pier Ferdinando Casini si è recato in visita in Vietnam. I media di stato hanno dato con ampiezza la notizia. Fra l'altro, si riporta che, nel suo colloquio con l'on. Casini, il presidente vietnamita Tran Duc Luong ha detto che fra Vietnam e Santa Sede non vi sono contrasti e che le due parti hanno avuto diversi incontri a scadenze regolari. Tran ha anche aggiunto che per i "i rapporti ufficiali" fra Hanoi e Santa Sede è solo "questione di tempo".
Interrogate da AsiaNews, alcune personalità vaticane hanno confermato che da tempo il governo vietnamita manda segnali di buona volontà. Le personalità sottolineano comunque che "la vera novità è il fatto che i mezzi di comunicazione di stato abbiano parlato dei rapporti diplomatici. Ciò è segno di maggiore decisione e impegno espresso pubblicamente".
Padre Guy Marie Nguyen Hong Giao, sacerdote vietnamita ha dichiarato a Ucan che "un risalto simile dato a notizie diplomatiche sui media dello stato non può avvenire senza l'approvazione di alti membri del governo". Secondo il sacerdote "il Vietnam è pronto ai rapporti diplomatici".
Più cauto invece il card. Jean Baptiste Phan Minh Man. Egli ha espresso speranza per i rapporti diplomatici fra Santa Sede e Vietnam, ma ha anche precisato che "il Vaticano è pronto da sempre per questo" e che la mossa tocca al governo di Hanoi. Il cardinale, che è anche arcivescovo di Ho Chi Minh City, ha detto che negli ultimi 30 anni la libertà religiosa è migliorata, ma la libertà è " sempre strettamente limitata e sottoposta a permessi", più che riconosciuta come un diritto umano innato.
Alcuni analisti fanno notare che il governo cerca di presentare una doppia faccia: una, liberale, per la comunità internazionale; una repressiva per l'interno.
Qualche settimana fa Hanoi ha permesso il ritorno del monaco Thich Nhat Hanh, insieme a una delegazione di 190 rappresentanti del buddismo zen proveniente da 30 paesi. Thich Nhat Hanh era stato esiliato dal Vietnam 38 anni fa per la sua opposizione alla guerra, equidistante dagli americani e dai vietcong. Ma sul fronte dei diritti umani e dei montagnards in particolare, la situazione è sempre di violenza. Lo scorso dicembre molti cristiani dell'altopiano centrale sono stati arrestati come misura preventiva: la polizia voleva evitare per Natale le manifestazioni di massa scoppiate la scorsa Pasqua (10-11 aprile 2004) nella zona di Dak Lak, Gia Lai e Dak Nong.
21/08/2018 08:37