28/05/2012, 00.00
QATAR
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Qatar, il ramadan mette a rischio la presenza delle donne alle olimpiadi di Londra

Le autorità religiose islamiche contestano la presenza delle donne alle Olimpiadi durante il digiuno. L'emiro del Paese wahhabita cerca una soluzione alternativa. Arabia Saudita, unico partecipante ai giochi senza donne.

Doha (AsiaNews/ Agenzie) - La partecipazione delle donne del Qatar ai giochi olimpici di Londra durante il ramadan divide gli islamici wahhabiti, corrente islamica conservatrice che si ispira all'islam delle origini. Prevista per il 27 luglio, la manifestazione sarà inaugurata pochi giorni dopo l'inizio del mese di digiuno sacro ai musulmani il 21 luglio.  Fonti locali sostengono che l'emiro  Hamad bin Khalifa Al-Than sarebbe pronto a dispensare le uniche tre atlete del Qatar dal ramadan, sfruttando la consuetudine che consente a chi viaggia all'estero di poter non rispettare tale tradizione, recuperando dopo il rientro. In caso di obbligo di digiuno, le tre atlete potrebbero non gareggiare a causa dell'iper-debolezza.  

"Non è una situazione facile - afferma Jacques Rogge presidente del Cio  ma stiamo lavorando con gli  atleti per trovare una buona soluzione". In attesa di un responso da parte delle autorità del Qatar le tre ragazze Nada Wafa Arakji (nuoto), Noor al-Malki (100 metri) Bahia Al-Hamad (tiro a segno), si stanno allenando per centrare la qualifica in tempi utili.

La notizia di una loro partecipazione nel mese sacro ai musulmani ha scatenato una dura presa di posizione delle autorità religiose qatariote allineate con l'Arabia Saudita. Esse hanno definito le Olimpiadi "promiscue" ed esempio del degrado umano che sta sconvolgendo anche il mondo mussulmano.

Dopo il si di Qatar e Brunei, a tutt'oggi, l'Arabia Saudita è l'unico Paese al mondo senza rappresentanza femminile ai giochi olimpici. A febbraio Human Rights Watch aveva diffuso un rapporto sulle donne e lo sport nel Paese, chiedendo al governo saudita di rispettare il diritto delle donne a praticare un'attività sportiva e al Comitato olimpico internazionale di prendere provvedimenti contro l'Arabia Saudita. La Carta Olimpica - che stabilisce il regolamento generale dei Giochi - prevede infatti l'esclusione del Paese che pratica un qualsiasi tipo di discriminazione. La norma in passato è stata applicata più volte: il Sudafrica, per esempio, non ha potuto partecipare alle competizioni dal 1964 al 1992 a causa dell'apartheid, mentre l'Afghanistan venne escluso dalle Olimpiadi del 2000 a causa dell'oppressione femminile sotto il regime dei talebani.

 

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