Pyongyang si riprende i fondi di Macao, attesa per lo smantellamento nucleare
L’autorità monetaria dell’ex colonia portoghese ha confermato il passaggio al governo nordcoreano dei 25 milioni di dollari congelati da Washington. Ora il governo nordcoreano deve tener fede agli impegni e chiudere i reattori atomici.
Seoul (AsiaNews) – I 25 milioni di dollari di proprietà del governo nordcoreano “congelati” in una banca di Macao da Washington sono stati trasferiti oggi a Pyongyang: si conclude così, dopo quattro mesi, una incredibile tenzione diplomatica che ha messo a rischio lo smantellamento dei reattori nucleari coreani.
Alcuni rappresentanti ufficiali di Macao hanno confermato l’operazione: i soldi sono passati dall’Autorità monetaria di Macao alla Riserva federale Usa, che li ha inoltrati alla Banca centrale russa. Questa, a sua volta, ha aperto un conto intestato al governo nordcoreano presso una piccola banca privata russa.
Francis Tam Pak-yuen, Segretario per l’economia e la finanza dell’ex colonia portoghese, ha confermato che “oltre 20 milioni sono già in mano a Pyongyang”. Una fonte anonima norcdcoreana aggiunge: “Il governo aspettava con ansia questo denaro, perché così può dimostrare la sua reale volontà di disarmo nucleare”.
La questione dei fondi era stata aperta nel corso dei colloqui a sei sul disarmo nucleare convocati d’urgenza a Pechino lo scorso febbraio, dopo che Pyongyang aveva annunciato di aver effettuato con successo il suo primo test atomico.
In cambio dello smantellamento dei reattori, il regime stalinista guidato da Kim Jong-il ha chiesto ed ottenuto 50mila tonnellate di petrolio ed oltre 500mila tonnellate di aiuti umanitari come ricompensa immediata.
Il regime si è impegnato inoltre a fornire un inventario dettagliato dei quantitativi di plutonio di cui è in possesso, ma per fornire questa lista ha preteso una fornitura energetica pari ad un milione di tonnellate di combustibile. Questa dotazione gli ha consentito di mantenere attive le industrie per mandare avanti il programma di vendita di missili a Siria, Libia ed Iran, uno degli affari più redditizi del Paese.
Nonostante questo accordo, Pyongyang ha rinviato a più riprese l’effettiva chiusura degli impianti bellici, chiedendo come “presupposto imprescindibile” il trasferimento dei 25 milioni di dollari, fermati a Macao dagli Usa per delle accuse di riciclaggio.
Ora, commenta un diplomatico sudcoreano, “nessuno ha più scuse: speriamo che il regime tenga fede agli impegni presi e fermi una volta per tutte la minaccia di una guerra atomica”.
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