Pyongyang ordina la mobilitazione generale
Seoul (AsiaNews/Agenzie) Mobilitazione generale nella Corea del Nord, in risposta alla risoluzione di condanna del Consiglio di sicurezza, mentre si attende solo il sì cinese per dare il via ad un "colloquio a cinque" (Usa, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud) sulla questione nucleare nordcoreana, mirata a convincere Pyongyang a tornare ai colloqui "a sei".
Dell'ordine di mobilitazione generale ha dato notizia un funzionario di alto grado dell'intelligence di Seoul, secondo il quale la disposizione è stata data subito dopo la mezzanotte di domenica, quattro ore dopo l'adozione della risoluzione di condanna della Corea del Nord per i suoi programmi militari e missilistici. La questione sarà esaminata oggi dal presidente Roh Moo-hyun con i responsabili della sicurezza, anche per esaminare le altre questioni legate alla risoluzione dell'Onu.
L'ordine di mobilitazione, che non è stato trasmesso né dalla radio né dalla televisione, è il primo da 13 anni, dal marzo 1993, alla vigilia dell'uscita della Corea del Nord dal Trattato di non proliferazione. Dato in nome del "caro leader" Kim Jong-il, l'ordine, secondo un funzionario dell'intelligence sudcoreana, è un tentativo di rinserrare sotto di lui i ranghi della nazione.
Ancora non si sa se la mossa di Pyongyang spingerà la Cina ad aderire alla proposta avanzata da Usa e Corea del Sud di dare seguito agli spenti colloqui "a sei" sul nucleare della Corea del Nord, trasformandoli in colloqui " a cinque".
La Cina, infatti, non ha ancora dato una risposta all'idea elaborata dal rappresentante sudcoreano Chun Young-woo e dallo statunitense Christopher Hill che lunedì hanno proposto i colloqui "a cinque", escludendo la Corea del Nord, per, ha scritto la Yonhap, agenzia di Seoul, "impedire una situazione di stallo, nella quale i colloqui a sei non riprenderanno per un lungo periodo, e per mantenere lo slancio degli incontri a sei". Chun ha sostenuto che Seoul vorrebbe la ripresa dei colloqui a sei, "ma se ciò non è possibile, penso sia meglio avere colloqui a cinque che non averne".
Il procrastinarsi della risposta cinese, a fronte della prevista disponibilità degli altri Paesi, viene interpretato a Seoul come un segno che Pechino non vuole una situazione nella quale altri prendono la guida, cercando di risolvere un problema di sicurezza nel Nordest asiatico. Per questo, la Cina, secondo una fonte diplomatica, "darebbe il via libera se potesse prendere il ruolo di presidente". Secondo la stessa fonte, comunque, sono "assai scarse" le possibilità di convocazione dei colloqui. Gli stessi Chun e Hill non hanno voluto avanzare previsioni sui tempi di un loro eventuale avvio.