Pyongyang, la gente piange per la fame. Non tanto per Kim
di Joseph Yun Li-sun
Fonti di AsiaNews spiegano che il dolore trasmesso con grande rilievo alla televisione nazionale “non è collegato alla morte del dittatore ma alla fame, all’arrivo dell’inverno e alla paura per il futuro. La gente vuole pace, vuole uscire da questa epoca molto buia”.
Seoul (AsiaNews) - Il dolore espresso dalla popolazione nordcoreana per la morte di Kim Jong-il e trasmesso con grande rilievo alla televisione nazionale “non è collegato alla morte del dittatore. Certo, ci sarà anche qualcuno triste per quanto è avvenuto: ma si tratta di gente del regime, non del popolo. Le persone piangono perché sono sollevate, ma hanno anche paura per il futuro. E soprattutto perché hanno fame”. A parlare è una fonte di AsiaNews che vive e lavora nei pressi del confine che divide in due la penisola coreana.
Le immagini trasmesse, continua la fonte, “vengono spacciate dalla propaganda come manifestazioni spontanee di dolore. Ma la verità in Corea del Nord è che non c’è cibo, 2 milioni di persone rischiano di non sopravvivere all’inverno e il nuovo dittatore [il terzogenito di Jong-il, Kim Jong-un] è noto per la sua crudeltà. Hanno tutti i motivi per piangere, ma non dobbiamo pensare che sia per la fine di un’epoca, come dice la televisione. Anche perché quell’epoca è stata molto buia”.
Il Daily NK, network di dissidenti nordcoreani, spiega: “Alla morte di Kim Il-sung, il presidente eterno della Corea e iniziatore della dinastia, la popolazione ha espresso vero dolore. Ma questo è avvenuto perché all’epoca credevano davvero nel sogno socialista e perché Il-sung non era un pazzo come il figlio. Il Paese soffriva, certo, ma non tanto come sotto Jong-il. Le carestie che hanno segnato il regno del secondo Kim sono state tremende”.
Una fonte da Hoeryeong, nella provincia di Hamkyung settentrionale, sottolinea: “Qui abbiamo paura per il nostro futuro. I miei compatrioti sono sollevati per la morte di Kim Jong-il, pensano che la pace possa alla fine arrivare anche per noi”. C’è anche un fattore generazionale: secondo una fonte di Onsung, “quando morì il presidente eterno sapevamo cosa sarebbe arrivato dopo. Il nuovo dittatore è troppo giovane, non ha avuto abbastanza tempo per imparare il lavoro”.
Questo aspetto, riprende la fonte di AsiaNews, “è connesso al pensiero confuciano mischiato con il dogma stalinista. Secondo questo miscuglio, che è la base della sociologia nordcoreana, a un anziano non può e non deve succedere un ragazzo troppo giovane. Si rovina la possibilità di un passaggio di poteri tranquillo, e questo fa molta paura in una nazione coma la Corea del Nord, appesa davvero a un filo molto esile”.
Anche se è impossibile quantificare la popolazione totale del Paese, essa è stimata intorno ai 22 milioni di abitanti. Di questi circa la metà vive sotto la soglia della povertà, ovvero con meno di 1 dollaro americano al giorno. Inoltre, secondo alcuni dissidenti l’80 % della produzione agricola è stato distrutto per agevolare i programmi bellici e nucleari del regime. L’inverno alle porte, infine, si preannuncia molto rigido: e lo Stato non ha fondi né derrate alimentari per affrontarlo.
Le immagini trasmesse, continua la fonte, “vengono spacciate dalla propaganda come manifestazioni spontanee di dolore. Ma la verità in Corea del Nord è che non c’è cibo, 2 milioni di persone rischiano di non sopravvivere all’inverno e il nuovo dittatore [il terzogenito di Jong-il, Kim Jong-un] è noto per la sua crudeltà. Hanno tutti i motivi per piangere, ma non dobbiamo pensare che sia per la fine di un’epoca, come dice la televisione. Anche perché quell’epoca è stata molto buia”.
Il Daily NK, network di dissidenti nordcoreani, spiega: “Alla morte di Kim Il-sung, il presidente eterno della Corea e iniziatore della dinastia, la popolazione ha espresso vero dolore. Ma questo è avvenuto perché all’epoca credevano davvero nel sogno socialista e perché Il-sung non era un pazzo come il figlio. Il Paese soffriva, certo, ma non tanto come sotto Jong-il. Le carestie che hanno segnato il regno del secondo Kim sono state tremende”.
Una fonte da Hoeryeong, nella provincia di Hamkyung settentrionale, sottolinea: “Qui abbiamo paura per il nostro futuro. I miei compatrioti sono sollevati per la morte di Kim Jong-il, pensano che la pace possa alla fine arrivare anche per noi”. C’è anche un fattore generazionale: secondo una fonte di Onsung, “quando morì il presidente eterno sapevamo cosa sarebbe arrivato dopo. Il nuovo dittatore è troppo giovane, non ha avuto abbastanza tempo per imparare il lavoro”.
Questo aspetto, riprende la fonte di AsiaNews, “è connesso al pensiero confuciano mischiato con il dogma stalinista. Secondo questo miscuglio, che è la base della sociologia nordcoreana, a un anziano non può e non deve succedere un ragazzo troppo giovane. Si rovina la possibilità di un passaggio di poteri tranquillo, e questo fa molta paura in una nazione coma la Corea del Nord, appesa davvero a un filo molto esile”.
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