07/07/2021, 09.02
RUSSIA-TAGIKISTAN-AFGHANISTAN
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Putin pronto ad aiutare i tagiki contro i talebani

di Vladimir Rozanskij

I guerriglieri islamisti controllano la frontiera tagiko-afghana. Militari russi non sostituiranno quelli Usa e Nato in ritiro dall’Afghanistan. Soldati afghani ospitati e protetti in territorio tagiko: fuggivano da attacco massiccio di forze talebane.

Mosca (AsiaNews) – La Russia è pronta ad aiutare il Tagikistan contro i talebani afghani. Lo ha detto ieri il presidente russo Vladimir Putin al suo collega tagiko Emomali Rakhmon in un colloquio telefonico. Il Cremlino ha offerto il suo sostegno nel quadro dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto), che oltre alla Federazione russa vede la partecipazione di Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e  dello stesso Tagikistan.

Secondo Mosca, la situazione degli scontri armati nelle regioni che confinano con l’Afghanistan è “piuttosto complicata”. Il 5 luglio le guardie tagike di frontiera hanno lasciato entrare nel proprio territorio 1.037 militari afghani in ritirata di fronte a un attacco dei talebani. I guerriglieri islamisti hanno aperto le ostilità a Khokhon, Shikay, Nusay, Mokhimay, Shugnan e Sulton Ishkashym, nella provincia afghana di Badakhshan.

In Russia i talebani sono considerati un’organizzazione terroristica. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov si è già appellato agli accordi della Csto per giustificare l’interesse di Mosca verso la questione afghana. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov esclude però l’invio di truppe russe in Afghanistan al posto di quelle ritirate da Usa e Nato.

Il grosso delle forze di Washington in territorio afghano ha lasciato il 2 luglio la base aerea di Bagram, ora consegnata alle autorità di Kabul. Durante l’invasione dell’Afghanistan del 1979-1989, l’esercito sovietico aveva trasformato la struttura militare nel suo principale centro di comando. Il completo ritiro dei soldati statunitensi è previsto per l’11 settembre, anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle di New York.

L’agenzia di stampa tagika Khovar ha spiegato l’accoglienza dei militari afghani in fuga come “espressione del principio di buon vicinato, rispettando il principio di non ingerenza negli affari interni della repubblica dell’Afghanistan”. La frontiera comune tra i due Paesi è ormai in mano ai talebani; nella provincia afghana di Badakhshan si estende per 910 chilometri, su 1.400 chilometri complessivi di confine.

I militari tagiki di guardia alla frontiera non escludono ulteriori arrivi dei militari afghani, che con ogni probabilità sono già più numerosi delle cifre ufficiali. Per cercare di tenere la situazione sotto controllo, Rakhmon si mantiene in continuo contatto telefonico con l’omologo afghano Ashraf Ghani.

In alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa locale, i soldati afghani hanno ringraziato i tagiki per aver salvato loro la vita. “Siamo stati costretti a fuggire perché siamo stati traditi dalle milizie popolari, che ci dovevano sostenere nella lotta con i talebani. Il nostro governo ha consegnato loro le armi e i rifornimenti, ma all’ultimo momento i miliziani hanno stretto un accordo con i talebani, e noi non avevamo abbastanza forze per contrapporci”, ha raccontato a Radio Ozodiche Muhammadzohir Valadi Safarali, uno degli ufficiali afghani in fuga.

Un altro militare di Kabul, Muhammadvali, ha confermato che“combattere con i talebani, forti di oltre il triplo delle nostre forze, sarebbe stato un suicidio”. Egli ha ringraziato poi i tagiki per aver dato anche da mangiare e un posto dove dormire. Ora il destino di questi soldati dipende dalla volontà del governo Ghani, a seconda degli accordi con Dušanbe.

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