Putin inizia viaggio in Medio Oriente "per rafforzare influenza russa"
Mosca (AsiaNews) - Con l'escalation di tensione tra Ankara e Damasco, la salita al potere in Egitto dei Fratelli musulmani e lo stallo dei negoziati tra Occidente e Iran sul programma nucleare, parte oggi la visita ufficiale di Vladimir Putin in Medio Oriente, la prima da quando è tornato al Cremlino lo scorso maggio. Come annunciato dallo stesso consigliere presidenziale, Yuri Ushakov, Putin avrà colloqui su "questioni bilaterali e internazionali" con i leader di Israele, Territori palestinesi e Giordania. "Un'agenda così fitta in Medio Oriente - ha spiegato Ushakov - evidenzia il significato della regione nel sistema delle nostre priorità in politica estera ed è volta a facilitare il rafforzamento delle posizioni della Russia in quella parte di mondo".
Da quando l'ex agente del Kgb è tornato sulla poltrona più alta di Russia, in molti hanno parlato di un nuovo clima da Guerra fredda, con Mosca determinata a non fare concessioni gratuite all'Occidente, soprattutto alla luce della frustrante esperienza libica. La Federazione non ha nessuna intenzione di cedere posizioni in Medio Oriente - dove Damasco è rimasta l'ultima vera alleata nonché un importante cliente per l'industria bellica - e vuole contrattare con contropartite consistenti sia l'uscita del presidente Bashar al-Assad, che le pressioni sull'Iran per fermare il suo programma nucleare. Tra gli obiettivi del Cremlino - contrario a ogni intervento internazionale e mosso da motivi ufficialmente umanitari - vi è la riaffermazione del principio di non ingerenza negli affari interni di un Paese, dopo l'intervento per rovesciare Gheddafi in Libia. Altro scopo del braccio di ferro con l'Occidente è rallentare il dispiegamento dello scudo anti-missile americano e Nato in Europa dell'Est: una parte è già schierata in Turchia ed è diretta sia contro l'Iran che verso le basi russe nel Mar Nero e Mosca pretende garanzie scritte dall'Alleanza che il progetto non minerà le sue capacità di deterrenza strategica.
In Israele, che più spinge per un intervento contro Teheran, Putin avrà colloqui sia con il presidente che con il premier. L'ultimo round del 5+1 a Mosca (18-19 giugno) non ha portato risultati: il regime degli ayatollah continua a chiedere di vedersi riconosciuto il diritto al nucleare civile, tra la perplessità dell'Occidente e le spinte interventiste di Israele. Il 26 giugno, invece, il capo di Stato russo farà tappa a Betlemme, dove incontrerà il leader palestinese, Mahmoud Abbas per discutere del processo di pace israelo-palestinese e l'accordo di riconciliazione intra-palestinese. La visita si concluderà in Giordania. Qui Putin parteciperà all'apertura di una casa del pellegrino sul fiume Giordano e vedrà il re Abdullah II.
Secondo Dmitri Trenin, direttore del Centro Carnegie di Mosca, la politica del Cremlino in questo momento è volta a ridare alla Russia lo status di superpotenza, che la possa mettere sullo stesso piano di Cina e Stati Uniti. Per questo, è indispensabile trovare un compromesso con Mosca, nonostante i metodi poco ortodossi del Cremlino di Putin , che ha fatto dimenticare in poco tempo i toni conciliatori del suo predecessore Medvedev, considerati sempre più come "perdenti" sia nelle stanze della diplomazia russa che nell'opinione pubblica interna.