Putin ad Amman parla di pace e cerca di rimescolare le alleanze
Amman (AsiaNews/Agenzie) – Si conclude in Giordania il viaggio in Medio Oriente del presidente russo Vladimir Putin. Oggi ad Amman sono previsti gli incontri con il re giordano Abdullah II e con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, per discutere di politica, di pace e di energia.
Nasser Judeh, portavoce del capo del governo giordano, ha sottolineato che la Russia è “un importante membro del Quartetto [i mediatori per la pace in Medio Oriente, che comprende anche Stati Uniti, Unione europea e Nazioni Unite] e un Paese interessato alla ripresa del processo di pace e a un accordo di pace duraturo nel Medio Oriente”. La Giordania è attiva per riprendere il processo di pace ora giunto a un punto morto e proprio ieri re Abdullah II ha incontrato Abbas per “colloqui”.
Putin discuterà anche di energia e di maggiori rapporti economici con la Giordania, compresa la cooperazione per la costruzione di un oleodotto, il trasporto e la raffinazione del petrolio.
Nei giorni scorsi Putin ha incontrato Emir Sheik Hamad bin Khalifa Al Thani in Qatar e il re saudita Abdullah a Riyadh. La Russia si vuole proporre ai tradizionali alleati Usa come un’alternativa allo “unilateralismo” di Washington nella ricerca di una soluzione per il Medio Oriente. Ma cerca anche maggiori rapporti commerciali con questi Paesi, grandi produttori di petrolio. In Qatar, Paese che ha la terza maggior riserva di gas dopo Russia e Iran, ha definito “interessante” la proposta di creare un’organizzazione dei Paesi produttori di gas, analoga all’Opec. In Arabia Saudita ha offerto collaborazione per lo sviluppo dell’energia atomica.
A Riyadh Putin ha detto che Mosca “vuole aumentare la cooperazione con il mondo islamico”. Ha anche detto che la Russia “vuole creare un mondo più giusto fondato sul principi di uguaglianza” e ha insistito che è un Paese multietnico e multireligioso dove cristiani e musulmani coesistono nella pace. Analisti osservano che non ha parlato della campagna militare russa che ha ucciso migliaia di persone nella Cecenia a maggioranza islamica; Mosca nel passato ha accusato estremisti sauditi di sostenere i ribelli ceceni, con l’inerte complicità dello Stato. Notano, ancora, come il viaggio avvenga subito dopo che il 10 febbraio, durante una conferenza internazionale sulla sicurezza a Monaco di Baviera, Putin ha accusato gli Stati Uniti di volere imporre con la forza militare la loro volontà agli altri Stati, citando quale esempio l’invasione dell’Iraq e chiedendo un approccio diverso per la crisi palestinese. Di sicuro Mosca è un interlocutore privilegiato per Iran e Siria, che Washington accusa di sostenere il terrorismo islamico.
L’Arabia Saudita, che per decenni ha considerato Mosca con sospetto, ha accolto Putin con i massimi onori e re Abdullah lo ha definito “uno statista, un uomo di pace e per la giustizia” e ha sottolineato l’importanza di una cooperazione tra gli Stati grandi produttori di petrolio. I due Paesi hanno anche discusso la vendita di 150 carrarmati T-90 e di elicotteri militari Mi-17 russi. Da tempo Riyadh cerca interlocutori diversi dall’Occidente: nel 2006 il re è stato in Cina e in India e ad aprile il presidente cinese Hu Jintao gli ha reso la visita. (PB)