Punjab: musulmani armati violentano una cristiana. Gli stupri “pratica comune”
di Jibran Khan
Una donna di 32 anni e madre di cinque figli è stata rapita e violentata a turno da tre uomini. Minacce al marito per costringerlo a ritirare la denuncia. Funzionari di polizia coprono il crimine, stilando un rapporto pieno di lacune. Sacerdote a Lahore: le violenze contro donne cristiane fenomeno diffuso e scandaloso.
Lahore (AsiaNews) – Gli stupri contro donne cristiane nel Punjab sono ormai “una pratica comune”; si tratta di un fenomeno “scandaloso”, aggravato dal fatto che “la polizia protegge i colpevoli” e non le vittime. È l’amaro sfogo raccolto da AsiaNews di p. Gill John , della diocesi di Lahore, in merito all’ultimo caso accertato di violenza sessuale ai danni di una madre cristiana. La famiglia chiede giustizia, ma si trova a lottare contro una società in cui i difensori della legge sostengono i violentatori. Sulla vicenda sono intervenute anche le associazioni per i diritti umani Masihi Foundation e Life for All, che chiedono alle autorità di governo di colpire gli autori dei crimini e punire gli ufficiali di polizia corrotti e conniventi.
Il fatto risale al 15 settembre, ma la notizia è filtrata solo nei giorni scorsi. Arifa Mushtaq (il nome è di fantasia, ndr) 32 anni e madre di cinque figli, originaria del villaggio di Mustafabad, nel distretto di Kasur, è stata rapita e stuprata da tre uomini musulmani, uno dei quali era armato di pistola. Il marito Muashtaq Masih, dipendente del Dipartimento sanitario di Kasur, racconta il dramma della donna: Arifa lavora in un’industria di vestiario e la sera del 15 settembre, mentre scendeva dal bus, è stata colta di sorpresa da due uomini – Arif, 23 anni e Shera di 27 – che l’hanno presa alle spalle. “Un terzo uomo – continua il marito – è spuntato dal nulla e le ha puntato una pistola alla tempia”.
La donna ha iniziato a urlare, poi ha pregato il trio di lasciarla libera pensando ai loro figli che l’aspettavano a casa. Invece, gli uomini hanno portato Arifa di forza in una casa e, uno alla volta, l’hanno violentata. La famiglia è sotto shock e anche il tentativo di denunciare lo stupro ha aggiunto un dramma nel dramma: i musulmani hanno minacciato il marito, intimandogli di ritirare la querela. In caso contrario, i tre avrebbero riservato “anche ai bambini” della coppia la stessa violenza subita dalla donna. Il funzionario di polizia, inoltre, ha protetto i colpevoli, esercitando pressioni su Muashtaq Masih.
P. John Jill conferma che “la polizia aiuta i colpevoli, con omissioni e lacune nella compilazione delle denunce tali da favorire la loro libertà”. La famiglia della donna violentata, aggiunge il sacerdote, ora vive nella paura mentre i criminali sono liberi di girare per le strade della cittadina. “Per quanto tempo ancora – si chiede – dovremo vedere i figli di Dio soffrire? E la famiglia di Mushtaq Masih otterrà giustizia?”. Egli lancia un appello al capo della polizia del Punjab e al ministro della Giustizia perché colpiscano gli ufficiali di polizia corrotti e tutelino la famiglia.
Il fatto risale al 15 settembre, ma la notizia è filtrata solo nei giorni scorsi. Arifa Mushtaq (il nome è di fantasia, ndr) 32 anni e madre di cinque figli, originaria del villaggio di Mustafabad, nel distretto di Kasur, è stata rapita e stuprata da tre uomini musulmani, uno dei quali era armato di pistola. Il marito Muashtaq Masih, dipendente del Dipartimento sanitario di Kasur, racconta il dramma della donna: Arifa lavora in un’industria di vestiario e la sera del 15 settembre, mentre scendeva dal bus, è stata colta di sorpresa da due uomini – Arif, 23 anni e Shera di 27 – che l’hanno presa alle spalle. “Un terzo uomo – continua il marito – è spuntato dal nulla e le ha puntato una pistola alla tempia”.
La donna ha iniziato a urlare, poi ha pregato il trio di lasciarla libera pensando ai loro figli che l’aspettavano a casa. Invece, gli uomini hanno portato Arifa di forza in una casa e, uno alla volta, l’hanno violentata. La famiglia è sotto shock e anche il tentativo di denunciare lo stupro ha aggiunto un dramma nel dramma: i musulmani hanno minacciato il marito, intimandogli di ritirare la querela. In caso contrario, i tre avrebbero riservato “anche ai bambini” della coppia la stessa violenza subita dalla donna. Il funzionario di polizia, inoltre, ha protetto i colpevoli, esercitando pressioni su Muashtaq Masih.
P. John Jill conferma che “la polizia aiuta i colpevoli, con omissioni e lacune nella compilazione delle denunce tali da favorire la loro libertà”. La famiglia della donna violentata, aggiunge il sacerdote, ora vive nella paura mentre i criminali sono liberi di girare per le strade della cittadina. “Per quanto tempo ancora – si chiede – dovremo vedere i figli di Dio soffrire? E la famiglia di Mushtaq Masih otterrà giustizia?”. Egli lancia un appello al capo della polizia del Punjab e al ministro della Giustizia perché colpiscano gli ufficiali di polizia corrotti e tutelino la famiglia.
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