Punjab: cristiano rifiuta di convertirsi all’islam, massacrato dai fratelli
L’imam locale aveva offerto al 26enne soldi, una casa e una moglie per abbracciare la fede di Maometto. Dopo i ripetuti rifiuti, il leader islamico ha spinto i fratelli – convertiti con lusinghe e beni – a picchiarlo fino allo svenimento e a minacciarlo di morte. Ora è affidato alle cure di un’associazione che si batte per i diritti umani.
Islamabad (AsiaNews) – Prima lusingato con offerte di denaro, una casa, mogli e favori dall’imam locale; poi picchiato fino a svenire e minacciato di morte dai fratelli. È quanto accaduto a Riaz Masih, cristiano 26enne di Kallur Kot, cittadina del Punjab in Pakistan, colpevole di essersi rifiutato di convertirsi all’islam. La vicenda risale ai primi di febbraio ed è raccontata da Compass Direct News (Cdn), che raccoglie testimonianze di cristiani perseguitati per la loro fede.
I genitori di Riaz Masih, di fede cristiana, sono morti quando era ancora giovane. Egli, insieme ai fratelli e alle sorelle, è cresciuto sotto la guida di Moulvi Peer Akram-Ullah, l’imam locale. Più volte il leader musulmano ha cercato di convertirlo all’islam, senza riuscirvi.
L’8 febbraio scorso, racconta Masih (nella foto), hanno saccheggiato la sua abitazione a Kallur Kot, cittadina del Punjab, 233 km a sud-ovest della capitale Islamabad. “Mi hanno minacciato – afferma – dicendo che si era arrivati al punto di non ritorno: conversione all’islam, oppure la morte”. Secondo il racconto del giovane, i fratelli lo incalzavano dicendo che “uccidere un infedele non è peccato” e, al contrario, rientra nei “pieni diritti in nome di Dio onnipotente”.
In precedenza, l’imam Akram-Ullah e i fratelli gli avevano offerto un milione di rupie (circa 12mila dollari), una moglie a scelta e una casa per abbracciare la religione di Maometto. Attraverso queste modalità, la guida religiosa islamica aveva convinto i fratelli a convertirsi e abbracciare la visione più fondamentalista dell’islam. Ma il giovane cristiano non ha mai voluto cedere alle lusinghe.
L’organizzazione per i diritti umani Rays of Development (Rod) conferma che i fratelli e le sorelle di Masih sono stati convertiti nello stesso modo. Oggi gli attivisti forniscono aiuti economici, medicine e sostengo psicologico al giovane cristiano, che è stato affidato alle loro cure – quando era ancora ferito – dall’associazione Christian Welfare Organization (Cwo).
Un portavoce di Cwo, in condizione di anonimato, aggiunge che “Akram-Ullah ha offerto ai fratelli e alle sorelle di Masih una casa e dei terreni, insieme a 500mila rupie (quasi seimila dollari) ciascuno, nel caso in cui avessero recitato il kalimah, la professione di fede che segna la conversione all’islam”.
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