Punjab, violenze anticristiane: convertita a forza all’islam e costretta a sposare il rapitore
di Jibran Khan
Mariam Gill è stata rapita mentre si trovava al mercato. Il padre e il fratello hanno sporto denuncia, ma la polizia non è intervenuta perché il rapitore “è un rispettabile uomo d’affari musulmano”. Leader islamico: ha agito secondo la Shariah, gesto nobile. Vescovo di Islamabad: “crescita allarmante” delle conversioni forzate.
Islamabad (AsiaNews) – Nuovo caso di conversione forzata in Pakistan ai danni di una ragazza cristiana, rapita e costretta dietro minacce ad abbracciare l’islam e sposare il suo sequestratore. La polizia non è intervenuta, nonostante la denuncia, perché l’autore del crimine è “un rispettabile uomo d’affari” musulmano; secondo i leader islamici locali, inoltre, il cambio di fede è avvenuto secondo le regole ed è da ritenersi valido. La vicenda di oggi ricorda quanto successo a Farah Hatim (cfr AsiaNews 25/07/2011, Il dramma di Farah Hatim, comune a molte donne in Pakistan) ed è indice del clima di impunità contro chi commette abusi ai danni di ragazze cristiane. Il vescovo di Islamabad conferma che “i casi di conversioni forzate crescono ad un tasso allarmante”.
Mariam Gill è una ragazza cristiana di Kahota, cittadina distante circa 20 km da Islamabad, capitale del Pakistan. La giovane è stata rapita il 3 agosto scorso da Muhammad Junaid, un musulmano del posto, convertita all’islam con la forza e costretta a sposarsi. Munir Gill, padre di Mariam, riferisce che l’uomo è “un importante uomo d’affari”, che aveva “da tempo messo gli occhi su mia figlia, ingiungendomi di acconsentire al matrimonio”. Egli aggiunge di aver denunciato “più volte la vicenda” al padre del ragazzo e alla polizia “senza risultato”.
Sohail Gill racconta che “mercoledì Mariam è andata al mercato locale, ma non è rientrata. L’abbiamo cercata dappertutto, finché alcune persone ci hanno detto che Muhammad Junaid l’aveva presa con la forza”. Il genitore e il fratello si sono recati alla polizia per denunciare il sequestro, ma gli agenti hanno ritardato la denuncia, specifica il ragazzo, “facendo orecchie da mercante”. Il 5 agosto il leader islamico della zona, Maulana Hafeez Aziz, “ha convertito Mariam all’islam e ha celebrato il matrimonio con Muhammad Junaid”.
Amir Mirza, funzionario della polizia di Kahota, risponde che “Muhammad Junaid è un rispettabile uomo d’affari musulmano” e la ragazza si è convertita e sposata “di sua spontanea volontà”. Maulana Hafeez Aziz aggiunge che il sequestratore “ha seguito i precetti della Shariah (la legge islamica, ndr) e convertendo una non-musulmana ha compiuto un gesto nobile. Solo un vero musulmano può fare ciò”.
Ieri Mariam Gill è stata interrogata dai funzionari locali, ai quali ha ribadito di essere stata rapita e costretta con la forza a convertirsi e che non ha alcuna intenzione di abbandonare il cristianesimo. Al termine del colloquio hanno deciso di restituire la giovane alla famiglia di origine e invitato le due parti a raggiungere un accordo. Tuttavia Muhammad Junaid ha già lanciato la minaccia: egli promette “conseguenze terribili” se non gli verrà restituita la ragazza.
Interpellato da AsiaNews, il vescovo di Islamabad Rufin Anthony sottolinea che “si tratta di una vicenda orribile” e conferma: “i casi di conversioni forzate crescono ad un tasso allarmante”. “Il sequestro di ragazze cristiane – aggiunge – è diventato una pratica comune nel Punjab. I responsabili della sicurezza devono garantire il rispetto della legge”. Le violenze non riguardano solo le giovani cristiane, ma colpiscono anche gli indù costretti a fuggire oltreconfine in India. Il tutto nella totale indifferenza di governo e forze dell’ordine. “È tempo di prendere misure concrete – conclude il prelato – per garantire la sicurezza delle minoranze in Pakistan”.
Mariam Gill è una ragazza cristiana di Kahota, cittadina distante circa 20 km da Islamabad, capitale del Pakistan. La giovane è stata rapita il 3 agosto scorso da Muhammad Junaid, un musulmano del posto, convertita all’islam con la forza e costretta a sposarsi. Munir Gill, padre di Mariam, riferisce che l’uomo è “un importante uomo d’affari”, che aveva “da tempo messo gli occhi su mia figlia, ingiungendomi di acconsentire al matrimonio”. Egli aggiunge di aver denunciato “più volte la vicenda” al padre del ragazzo e alla polizia “senza risultato”.
Sohail Gill racconta che “mercoledì Mariam è andata al mercato locale, ma non è rientrata. L’abbiamo cercata dappertutto, finché alcune persone ci hanno detto che Muhammad Junaid l’aveva presa con la forza”. Il genitore e il fratello si sono recati alla polizia per denunciare il sequestro, ma gli agenti hanno ritardato la denuncia, specifica il ragazzo, “facendo orecchie da mercante”. Il 5 agosto il leader islamico della zona, Maulana Hafeez Aziz, “ha convertito Mariam all’islam e ha celebrato il matrimonio con Muhammad Junaid”.
Amir Mirza, funzionario della polizia di Kahota, risponde che “Muhammad Junaid è un rispettabile uomo d’affari musulmano” e la ragazza si è convertita e sposata “di sua spontanea volontà”. Maulana Hafeez Aziz aggiunge che il sequestratore “ha seguito i precetti della Shariah (la legge islamica, ndr) e convertendo una non-musulmana ha compiuto un gesto nobile. Solo un vero musulmano può fare ciò”.
Ieri Mariam Gill è stata interrogata dai funzionari locali, ai quali ha ribadito di essere stata rapita e costretta con la forza a convertirsi e che non ha alcuna intenzione di abbandonare il cristianesimo. Al termine del colloquio hanno deciso di restituire la giovane alla famiglia di origine e invitato le due parti a raggiungere un accordo. Tuttavia Muhammad Junaid ha già lanciato la minaccia: egli promette “conseguenze terribili” se non gli verrà restituita la ragazza.
Interpellato da AsiaNews, il vescovo di Islamabad Rufin Anthony sottolinea che “si tratta di una vicenda orribile” e conferma: “i casi di conversioni forzate crescono ad un tasso allarmante”. “Il sequestro di ragazze cristiane – aggiunge – è diventato una pratica comune nel Punjab. I responsabili della sicurezza devono garantire il rispetto della legge”. Le violenze non riguardano solo le giovani cristiane, ma colpiscono anche gli indù costretti a fuggire oltreconfine in India. Il tutto nella totale indifferenza di governo e forze dell’ordine. “È tempo di prendere misure concrete – conclude il prelato – per garantire la sicurezza delle minoranze in Pakistan”.
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