Punjab, conversione all’islam o morte: da oltre 20 anni l’incubo di una famiglia cristiana
Islamabad (AsiaNews) - Da più di 20 anni una famiglia cristiana pakistana vive nel terrore, vittima di minacce di gruppi estremisti e sotto costante pressione delle frange radicali perché i suoi membri si convertano all'islam. Una storia di ordinaria tragedia in un Paese sempre più ostaggio degli islamisti, in cui i giovani privilegiano la sharia e i militari al modello democratico proposto dall'Occidente e bollato come "corrotto". Negli ultimi tempi minacce e pressioni contro la famiglia Zafar sono aumentate. E il padre ha dovuto chiudere in casa una delle figlie nel timore che rimanesse vittima di un sequestro, come successo già nel 1998 quando la sorella maggiore è stata rapita e sottoposta a torture.
Sadiq Masih Zafar, originario di Muridke, cittadina del distretto di Shaikhupur, nella provincia del Punjab, tra il 1988 e il 1989 aveva ricevuto l'incarico di supervisionare la costruzione di una chiesa, da parte del Lahore Church Council che aveva in precedenza acquistato dei terreni. Da subito gruppi estremisti islamici lo hanno investito di minacce e ingiunzioni, intimandogli di interrompere l'edificazione del luogo di culto e convertirsi - assieme ai familiari - all'islam.
Nel 1990 un raid di fanatici ha portato alla demolizione della struttura e alla confisca del terreno. Nel contesto dell'assalto, gli islamisti hanno anche colpito con violenza Zafar e alcuni parenti. A nulla è servita la denuncia presentata alle forze dell'ordine, che hanno archiviato il caso senza procedere. Analogo risultato, qualche mese più tardi, quando l'uomo ha presentato un'istanza contro le quotidiane minacce dei fondamentalisti che volevano convertirlo all'islam.
Nel 1998 la figlia di Zafar, Sarwat Naheed è stata sequestrata mentre tornava a casa dai genitori e sottoposta a violenze e torture che le hanno provocato la rottura delle gambe e ferite profonde alla testa. La ragazza presentava anche segni di strangolamento ed è stata trovata abbandonata in un campo, priva di conoscenza. Qualche giorno più tardi anche il figlio Azeem Zafar è stato fermato da un gruppo di persone, che lo hanno colpito più volte.
Questi due episodi hanno spinto la famiglia Zafar a fuggire a Lahore, in cerca di un luogo tranquillo. Tuttavia gli estremisti si sono messi sulle loro tracce e, scoperta la casa, hanno continuato a minacciarli di morte. Il 27 marzo 2004 dalle parole si passa ai fatti: alcuni uomini mascherati fanno irruzione nella casa e prendono in ostaggio i membri della famiglia, minacciandoli di morte. Il raid si conclude senza vittime né feriti, ma nemmeno questa volta la polizia intende aprire un'inchiesta.
Dopo alcuni anni di relativa calma, l'incubo della minaccia estremista è tornata ad aleggiare sulla famiglia Zafar, costringendo il padre a chiudere in casa la figlia Asma Tosheeba nel timore che anch'essa possa finire nelle mani dei criminali e subire le violenze occorse al fratello e alla sorella. Interpellato da AsiaNews p. Suleman John, sacerdote e attivista a Lahore, lancia un appello alle autorità perché tutelino l'incolumità della famiglia. "È un caso gravissimo - afferma il prete - e figlio dell'intolleranza religiosa. Gli estremisti fanno ciò che vogliono, sapendo di rimanere impuniti. Il Punjab resta l'epicentro della persecuzione a sfondo confessionale".
19/10/2015