Proteste per la democrazia a Damasco e Aleppo, le prime da decenni
Centinaia di persone, riunite da un appello su Facebook, hanno sfilato contro il regime. Almeno 35 arresti, e scontri con manifestanti filogovernativi. Un video testimonia della manifestazione, raro esempio di dissenso nel Paese.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Onde remote della “rivoluzione dei gelsomini” hanno raggiunto anche la Siria. A Damasco e ad Aleppo si sono svolte il 14 e il 16 marzo manifestazioni contro il regime di Bashar al-Assad. Un video mostra circa duecento di manifestanti, riuniti dopo la preghiera di mezzogiorno nel quartiere centrale di al Hamidiya, vicino alla moschea Omayyade, la maggiore moschea della città, l’ex cattedrale cristiana di san Giovanni Battista.
I dimostranti sfilano battendo le mani e ritmando slogan come: “Dio, Siria, libertà: ora basta”, e “Pacifici, pacifici”. Quest’ultimo slogan è un canto che è risuonato più volte nelle scorse settimane durante le proteste che hanno scosso il mondo islamico dal Marocco allo Yemen (http://www.youtube.com/watch?v=KVueUaPrUbQ&feature=player_embedded). La voce nel background recita: “Questa è la prima manifestazione aperta contro il regime siriano…alawiti o sunniti, tutti i generi di siriani, vogliamo abbattere il regime”.
La sicurezza siriana, in borghese, è intervenuta in uno spazio di tempo molto breve, disperdendo la manifestazione. Almeno 35 persone sono state arrestate, mentre davanti al ministero degli Interni, chiedevano la liberazione di attivisti anti-regime detenuti senza processo. Fra di loro un bambini di 10 anni, il professore universitario Tayeb Tizini e un’attivista molto nota dei diritti umani, Suhair Atassi, che è stata presa per i capelli e trascinata via.
Subito dopo c’è stata una contromanifestazione a favore del regime. La manifestazione pro-democrazia sembra essere stata organizzata da un gruppo nato su Facebook, che si è definito “La rivoluzione siriana contro Assad 2011”.
Bashar al-Assad è succeduto a suo padre come presidente nel 2000. Ha dichiarato qualche settimana fa che non c’era la possibilità che le rivolte “dei gelsomini” avvenissero nel Paese, che è governato dal partito Baath dal 1963.
Il regime è considerato uno dei più repressivi del Medio Oriente. L’opposizione politica è non ha praticamente spazio di manovra, i media sono strettamente controllati, e nella società sono onnipresenti i “mukhabarat”, i servizi di sicurezza. Di recente 13 prigionieri politici sono entrati in sciopero della fame contro il regime di oppressione vigente nel Paese.
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