Proteste per il rogo del Corano: 7 morti a Herat, sassi contro il palazzo presidenziale a Kabul
Kabul (AsiaNews) - Le scuse ufficiali di Barak Obama, presidente degli Stati uniti, non placano l'ira degli afghani che da quattro giorni protestano per il rogo dei corani avvenuto lo scorso 21 febbraio nella base Nato di Bagram. Oggi 7 persone sono morte a Herat durante una protesta davanti al consolato americano. A Kabul centinaia di persone si sono radunate di fronte al palazzo del presidenziale lanciando pietre, bottiglie e cantando slogan anti-americani. Per placare la folla la polizia ha sparato in aria. Fonti locali sottolineano che la capitale è blindata e le forze dell'ordine stanno pattugliando le strade a bordo di pick-up per timore di attacchi contro ambasciate e altri edifici governativi. Marce di protesta sono in corso a Baghlan, Kuduz, Nangarhar, Gardez, Mazar-e-Sharif.
In una lettera inviata ieri al presidente afghano, Obama ha espresso il suo "profondo rammarico per quanto avvenuto a Bagram", porgendo le sue scuse a tutto il popolo afghano, egli ha sottolineato che il gesto è stato un puro errore e annunciato che verranno prese le misure necessarie per evitare il ripetersi di tali incidenti. Oggi Hamid Karzai, presidente afghano, ha invitato la Nato a processare le persone che hanno bruciato le copie del libro sacro dei musulmani.
A tutt'oggi il bilancio degli scontri è di 19 morti. Fra le vittime anche due soldati americani. Essi sono stati uccisi da un uomo con l'uniforme dell'esercito afghano mentre difendevano l'ingresso della base militare Khogyani (provincia orientale di Nangarhar), assediato da una folla inferocita. In totale sono 14 i morti delle proteste.