Proteste non-stop dei tibetani, ma il Dalai Lama manda auguri alle Olimpiadi
Dharamsala (AsiaNews) – Migliaia di tibetani si stanno radunando a Dharamsala per protestare contro la repressione in Tibet. Intanto ieri il Dalai Lama ha augurato “il successo” delle Olimpiadi.
Tenzin Choedon, di Studenti per un Tibet libero, spiega ad AsiaNews che “qui a Dharamsala, sede del governo tibetano in esilio, i dimostranti indossano fasce nere per il capo e vestiti neri, in segno di solidarietà ai compatrioti e di protesta contro le Olimpiadi di Pechino. La protesta è organizzata, insieme a noi, dall’Associazione donne tibetane, dal GuChuSum Movimento degli ex prigionieri politici del Tibet e dal Partito nazionale democratico tibetano. Chiediamo che i tibetani possano scegliere la propria politica, economia, religione e cultura”. Si prevede di continuare la protesta per l’intera durata delle Olimpiadi.
Le forme di protesta sono numerose. Penpa Tsering, membro del Parlamento tibetano in esilio, spiega che sei tibetani da giorni hanno iniziato uno sciopero totale della fame e le autorità indiane li hanno internati con la forza in ospedale per nutrirli. Ora altri sei giovani tibetani hanno proclamato lo sciopero della fame al loro posto.
“In Tibet la situazione peggiora – spiega – la repressione non si ferma, aumenta la campagna di rieducazione religiosa, i colloqui [tra Cina e delegazione del Dalai Lama] non hanno portato progressi. Per noi è desolante vedere che non si riesce a cambiare nulla. Per questo ci sono iniziative estreme come lo sciopero della fame. Per questo si sono opposti alla polizia che li ha portati in ospedale, gridando che vogliono la libertà”. “La nostra protesta – precisa – non è contro la popolazione cinese ma contro i loro leader. Ora che la Cina sta diventando una potenza mondiale, confidiamo che veda che i diritti umani e la libertà religiosa sono indispensabili per una grande potenza. Domani alla cerimonia di inaugurazione dei Giochi, i leader mondiali dovrebbero dirle “Sii una potenza responsabile” e insistere perché risolva questioni come la minoranza tibetana”.
L’India vuole evitare “incidenti” con Pechino e il 3 agosto nel remoto villaggio himalayano di Tabo ha arrestato 56 tibetani in esilio, tra cui monaci e suore, che hanno cercato di attraversare il confine con la Cina. Tra loro c’è l’attivista sociale Tensin Tsundue, che proprio la mattina del 3 ha parlato con AsiaNews, dicendo che non poteva dare informazioni perché aveva “il telefono sotto controllo”.
Mentre alcuni gruppi tibetani chiedono l’indipendenza politica, il Dalai Lama spiega che vuole solo maggiore autonomia e rispetto per la loro religione e cultura. Ieri ha ribadito il suo sostegno per le Olimpiadi di Pechino. “Questo – ha scritto sul sito web del governo in esilio – è un momento di grande orgoglio per 1,3 miliardi di cinesi. I Giochi dovrebbero contribuire a promuovere lo spirito di amicizia, apertura e pace. Invio la mia preghiera e augurio per il successo dell’evento.”