Proteste contro la confisca delle terre nel Xinjiang
Shanghai (AsiaNews/AP) Centinaia di persone hanno manifestato davanti agli uffici governativi nella provincia nord-orientale del Xinjiang a maggioranza musulmana, contro la decisione del governo di confiscare le loro terre per costruire una diga, senza peraltro un'indennità adeguata.
Venerdì 11 giugno, nella contea di Yili, la polizia ha arrestato 16 persone. Essi si oppongono al piano di trasferimento per 18mila contadini, operatori forestali e pastori, che dovrebbe lasciare spazio alla costruzione di una diga sul fiume Tekas. I manifestanti accusano di aver ricevuto solo 880 yuan (circa 100 dollari ), contro i 38mila (circa 4.600) che le autorità avevano promesso loro.
Un funzionario della stazione di polizia della contea di Tekas ha confermato le proteste, che ha definito "imponenti": "La gente non vuole spostarsi perché non è soddisfatta dell'indennità per il trasferimento. Molti sono pastori e sarebbe molto difficile per loro trovare nuovi pascoli, ancora più difficile che traslocare in una nuova casa".
Negli ultimi mesi, in tutta la Cina piovono da parte della popolazione denunce e proteste contro trasferimenti forzati, spesso molto violenti, e la confisca di terre, ordinati dalla polizia in combutta con ditte di costruzione, e spesso in collusione con funzionari locali corrotti.
Nel Xinjiang, le proteste hanno acquisito toni molto accesi a causa della repressione crescente della minoranza musulmana uigura, che chiede maggiori diritti politici. Il governo giustifica la propria politica nella regione accusando la popolazione locale di volere l'indipendenza. (ThR)