Protestanti temono restrizioni con la nuove legge kazaka sulla libertà religiosa
La modifica attesa entro pochi mesi. La Corte Costituzione ha dichiarato illegittima la precedente legge. Il Paese dice di voler combattere il terrorismo islamico, ma punisce qualsiasi attività non autorizzata e perseguita i piccoli gruppi cristiani.
Astana (AsiaNews/Agenzie) – Allarme tra comunità protestanti e gruppi per la tutela dei diritti, per le modifiche alla legge sulla libertà religiosa all’esame del Parlamento kazako. Intanto le autorità dispongono l’espulsione di Leonid Pan, cittadino russo residente in Kazakistan da 15 anni, dopo che è diventato leader di una chiesa protestante.
Il presidente Nursultan Nazarbayev ha detto il 1° settembre al Parlamento che la modifica deve essere approvata “entro questa sessione”, che si conclude a giugno 2012. Nel suo discorso ha molto criticato le moschee che operano “senza autorizzazione” e concluso che “occorre riportare l’ordine a casa nostra”. Dalle poche notizie emerse, si sa che verranno introdotte nuove regole per la registrazione delle comunità religiose.
Lama Sharif, presidente della statale Agenzia per gli affari religiosi (Ara), ha dichiarato il 1° settembre che con la nuova legge tutti i gruppi religiosi dovranno chiedere di nuovo il riconoscimento, anche quelli che già lo hanno ricevuto, osservando che molti di loro l’hanno avuto prima dell’indipendenza del Kazakistan nel 1991. Questo suscita timori circa i criteri che saranno utilizzati, anche perché Sharif a giugno ha dichiarato che vuole operare un maggior controllo dei gruppi religiosi secondo il principio “Una nazione, una religione”.
Gruppi protestanti esprimono all’agenzia Forum 18 il timore che vengano in realtà riproposte “le medesime regole” restrittive che il Consiglio Costituzionale kazako ha già dichiarato incostituzionali nel 2009 e prima ancora nel 2002.
F18 rileva che la proposta di legge non ha avuto finora alcuna pubblicità né è stata sottoposta ad esame e dibattito pubblico e che nemmeno è stato chiesto il parere dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Ocse), che già aveva molto criticato la legge del 2009 poi dichiarata incostituzionale.
La Costituzione dichiara che nel Paese sono ammesse tutte le religioni in condizione di uguaglianza. Ma dal 1991 tutti gli emendamenti in materia sono stati restrittivi dei diritti di gruppi e singoli, in nome di esigenze di “sicurezza nazionale” e di “antiterrorismo islamico”, che non è chiaro come possano riguardare piccole chiese protestanti. Di fatto sono oggi vietate e punite con sanzioni tutte le attività religiose “non autorizzate”, anche riunioni di preghiera.
Intanto le autorità di Arkalyk, nella settentrionale regione di Kostanai, hanno negato il rinnovo del permesso di soggiorno a Leonid Pan, cittadino russo che vive qui da 15 anni, con la moglie kazaka sposata nel 2005 e una figlia di 2 anni. Il 29 agosto gli è arrivato l’ordine di lasciare il Paese. F18 denuncia che il diniego motiva che egli nella domanda di rinnovo ha dato “notizie false” non meglio specificate e non ha indicato di essere “il leader del gruppo religioso Grazia Luce di Amore”.
Gennady Tsyba, seguace di una piccola chiesa battista non registrata, a Martuk nella occidentale regione di Aktobe, il 18 agosto è stato condannato a pagare 75.600 tenge (361 euro, che sono circa 5 mesi del salario mensile minimo) per “partecipazione ad attività religiosa non autorizzata”: ha partecipato alla funzione domenicale. Le Chiese battiste rifiutano di chiedere la registrazione.
Il presidente Nursultan Nazarbayev ha detto il 1° settembre al Parlamento che la modifica deve essere approvata “entro questa sessione”, che si conclude a giugno 2012. Nel suo discorso ha molto criticato le moschee che operano “senza autorizzazione” e concluso che “occorre riportare l’ordine a casa nostra”. Dalle poche notizie emerse, si sa che verranno introdotte nuove regole per la registrazione delle comunità religiose.
Lama Sharif, presidente della statale Agenzia per gli affari religiosi (Ara), ha dichiarato il 1° settembre che con la nuova legge tutti i gruppi religiosi dovranno chiedere di nuovo il riconoscimento, anche quelli che già lo hanno ricevuto, osservando che molti di loro l’hanno avuto prima dell’indipendenza del Kazakistan nel 1991. Questo suscita timori circa i criteri che saranno utilizzati, anche perché Sharif a giugno ha dichiarato che vuole operare un maggior controllo dei gruppi religiosi secondo il principio “Una nazione, una religione”.
Gruppi protestanti esprimono all’agenzia Forum 18 il timore che vengano in realtà riproposte “le medesime regole” restrittive che il Consiglio Costituzionale kazako ha già dichiarato incostituzionali nel 2009 e prima ancora nel 2002.
F18 rileva che la proposta di legge non ha avuto finora alcuna pubblicità né è stata sottoposta ad esame e dibattito pubblico e che nemmeno è stato chiesto il parere dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Ocse), che già aveva molto criticato la legge del 2009 poi dichiarata incostituzionale.
La Costituzione dichiara che nel Paese sono ammesse tutte le religioni in condizione di uguaglianza. Ma dal 1991 tutti gli emendamenti in materia sono stati restrittivi dei diritti di gruppi e singoli, in nome di esigenze di “sicurezza nazionale” e di “antiterrorismo islamico”, che non è chiaro come possano riguardare piccole chiese protestanti. Di fatto sono oggi vietate e punite con sanzioni tutte le attività religiose “non autorizzate”, anche riunioni di preghiera.
Intanto le autorità di Arkalyk, nella settentrionale regione di Kostanai, hanno negato il rinnovo del permesso di soggiorno a Leonid Pan, cittadino russo che vive qui da 15 anni, con la moglie kazaka sposata nel 2005 e una figlia di 2 anni. Il 29 agosto gli è arrivato l’ordine di lasciare il Paese. F18 denuncia che il diniego motiva che egli nella domanda di rinnovo ha dato “notizie false” non meglio specificate e non ha indicato di essere “il leader del gruppo religioso Grazia Luce di Amore”.
Gennady Tsyba, seguace di una piccola chiesa battista non registrata, a Martuk nella occidentale regione di Aktobe, il 18 agosto è stato condannato a pagare 75.600 tenge (361 euro, che sono circa 5 mesi del salario mensile minimo) per “partecipazione ad attività religiosa non autorizzata”: ha partecipato alla funzione domenicale. Le Chiese battiste rifiutano di chiedere la registrazione.
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