Protestanti coreani: “I Giochi di Pyeongchang nel 2018 sono arrivati grazie a noi”
di Theresa Kim Hwa-young
La chiesa protestante della Corea del Sud “spicca” nella società civile per l’entusiasmo con cui ha accolto l’assegnazione delle Olimpiadi invernali a Pyeongchang. Secondo fedeli e pastori, si tratta del frutto delle loro ferventi preghiere e di Kim Yu-na, pattinatrice medaglia d’oro agli ultimi Giochi. Che però è cattolica.
Seoul (AsiaNews) – Fra la popolazione sudcoreana in festa per l’assegnazione dei Giochi olimpici invernali del 2018, spiccano alcuni ferventi protestanti. Questi ritengono infatti che la decisione del Comitato olimpico internazionale (Cio) sia una diretta conseguenza delle loro assidue preghiere, una sorta di riconoscimento del potere della propria chiesa. Alcune voci in Corea del Sud, interpellate da AsiaNews, tendono invece a sminuire la questione: “I protestanti sono sempre così. Ritengono che anche la colazione del mattino sia arrivata grazie alle preghiere della sera”.
Il Cio ha scelto lo scorso 6 luglio la città di Pyeongchang; questa si trova a 700 metri di altezza sul livello del mare e dista circa 180 km dalla capitale Seoul. Il progetto della città sudcoreana, alla sua terza candidatura dopo quelle del 2010 e del 2014, ha come slogan “Nuovi orizzonti”, quelli che apriranno il mondo degli sport invernali in un territorio che ne è praticamente a digiuno da sempre. Il progetto coreano è stato definito dalla commissione di valutazione del Cio “un concetto molto compatto. I 13 siti proposti hanno raggiunto o superato i nostri criteri”. Inoltre può essere considerata una città sicura.
L’entusiasmo dei protestanti si spiega anche con il loro leader politico, il presidente Lee Myung-bak. Il politico conservatore – molto criticato per essersi fatto fotografare mentre, inginocchiato, pregava – aveva definito l’assegnazione dei Giochi “un compito e una missione”. Lee, presbitero della chiesa Somang di Seoul, è nell’occhio del ciclone per aver mostrato in pubblico la sua fede: per tradizione, infatti, la politica sudcoreana è improntata alla massima laicità.
Un fedele protestante, Park, spiega ad AsiaNews: “Noi protestanti – pastori, fedeli, missionari dello sport e fedeli coreani – abbiamo pregato in maniera intensiva per questa scelta. Abbiamo persino promosso una campagna per le strade di Yeonji-dong, nei sobborghi di Seoul, per invitare la gente a pregare”. Choi, un altro protestante, la pensa in maniera diversa: “Sono un buon cristiano, ma questo fanatismo non mi piace”.
Con una logica stringente, questi prosegue: “La Corea non è riuscita ad aggiudicarsi i Giochi del 2014. Vuol dire che abbiamo pregato male? O forse i protestanti non si sono impegnati? Gesù è al fianco dei più deboli, è morto sulla croce per questo. E allora per cosa deve vivere, e pregare, un cristiano?”. Secondo alcuni cattolici locali “i protestanti sono sempre molto entusiasti, di tutto. Certo pregare non fa mai male, ma tutto questo rumore è eccessivo e non fa bene a nessuno”.
Kim, tassista protestante, è invece convinto del potere della preghiera: “A queste Olimpiadi siamo arrivati grazie soprattutto a Kim Yu-na, la più grande di tutti noi”. Ma Kim, pattinatrice medaglia d’oro agli ultimi Giochi, è cattolica.
Il Cio ha scelto lo scorso 6 luglio la città di Pyeongchang; questa si trova a 700 metri di altezza sul livello del mare e dista circa 180 km dalla capitale Seoul. Il progetto della città sudcoreana, alla sua terza candidatura dopo quelle del 2010 e del 2014, ha come slogan “Nuovi orizzonti”, quelli che apriranno il mondo degli sport invernali in un territorio che ne è praticamente a digiuno da sempre. Il progetto coreano è stato definito dalla commissione di valutazione del Cio “un concetto molto compatto. I 13 siti proposti hanno raggiunto o superato i nostri criteri”. Inoltre può essere considerata una città sicura.
L’entusiasmo dei protestanti si spiega anche con il loro leader politico, il presidente Lee Myung-bak. Il politico conservatore – molto criticato per essersi fatto fotografare mentre, inginocchiato, pregava – aveva definito l’assegnazione dei Giochi “un compito e una missione”. Lee, presbitero della chiesa Somang di Seoul, è nell’occhio del ciclone per aver mostrato in pubblico la sua fede: per tradizione, infatti, la politica sudcoreana è improntata alla massima laicità.
Un fedele protestante, Park, spiega ad AsiaNews: “Noi protestanti – pastori, fedeli, missionari dello sport e fedeli coreani – abbiamo pregato in maniera intensiva per questa scelta. Abbiamo persino promosso una campagna per le strade di Yeonji-dong, nei sobborghi di Seoul, per invitare la gente a pregare”. Choi, un altro protestante, la pensa in maniera diversa: “Sono un buon cristiano, ma questo fanatismo non mi piace”.
Con una logica stringente, questi prosegue: “La Corea non è riuscita ad aggiudicarsi i Giochi del 2014. Vuol dire che abbiamo pregato male? O forse i protestanti non si sono impegnati? Gesù è al fianco dei più deboli, è morto sulla croce per questo. E allora per cosa deve vivere, e pregare, un cristiano?”. Secondo alcuni cattolici locali “i protestanti sono sempre molto entusiasti, di tutto. Certo pregare non fa mai male, ma tutto questo rumore è eccessivo e non fa bene a nessuno”.
Kim, tassista protestante, è invece convinto del potere della preghiera: “A queste Olimpiadi siamo arrivati grazie soprattutto a Kim Yu-na, la più grande di tutti noi”. Ma Kim, pattinatrice medaglia d’oro agli ultimi Giochi, è cattolica.
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