Producono in perdita il 43% delle centrali elettriche cinesi
Secondo la Commissione per lo Sviluppo Nazionale e la Riforma (Ndrc), nei primi 11 mesi del 2010 i generatori a carbone hanno avuto minori profitti per il 38,88%. La Samsung Securities indica che il settore ha comunque avuto profitti per circa 28 miliardi di yuan (3,14 miliardi di euro).
La Ndrc indica che hanno lavorato in perdita il 43% delle centrali energetiche a carbone. Peraltro la Cina da anni vende l’energia ai cittadini a prezzo politico o addirittura sottocosto. Nel 2009 gli impianti a carbone in perdita erano stati il 35% e anche nei più ricchi anni dal 2005 al 2007 avevano lavorato in perdita tra il 30 e il 38% di questi impianti.
La perdita dipende dal forte aumento del prezzo del carbone, ma anche dalla minor efficienza dei generatori che lo usano. Infatti se si considera l’intera industria energetica, nei primi 11 mesi del 2010 i profitti sono saliti del 3,6%, pari a 82,7 miliardi di yuan, soprattutto grazie a un aumento del 19,4% dell’energia di produzione idroelettrica, che non ha costi di carburante ed è stata favorita da periodi di forti piogge.
Negli impianti alimentati a carbone, il carburante in genere assorbe i due terzi dei guadagni, per cui ogni aumento del carbone dovrebbe provocare un corrispondente aumento delle tariffe dell’energia. Ma Pechino pratica una politica di prezzi fissi, per favorire la produzione e contenere l’inflazione.
Peraltro le inquinanti e meno efficienti centrali alimentate a carbone hanno prodotto nel 2010 l’80,7% dell’energia del Paese, quelle idroelettriche il 16,2%, mentre le altre forme di energia (eolica, nucleare, eccetera) appena il 3%.
Intanto nel 2010 il consumo di elettricità in Cina è cresciuto del 14,6%. Per il 2011, il China Electricity Council (che rappresenta le ditte statali produttrici d’energia) prevede un aumento del 12%. Per questo sarà necessario accrescere la capacità produttiva dai 962 gigawatt della fine del 2010 a 1.040 Gw, ma anche eliminare impianti poco efficienti.