Processo ai Khmer rossi: la testimonianza di un sopravvissuto
Vann Nath ha raccontato le drammatiche condizioni dei detenuti nel carcere di Tuol Sleng, dove sono stati massacrati 17 mila cambogiani. Dei sette sopravvissuti, solo tre sono ancora vivi. All’udienza era presente anche il compagno Duch, direttore della prigione. Egli è il solo leader khmer rosso ad aver chiesto perdono.
Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) – “Ho perso la mia dignità”. Sono le parole pronunciate questa mattina da Vann Nath, 63 anni, davanti al Tribunale internazionale di Phnom Penh, nel primo processo a carico dei Khmer rossi. Egli è uno dei sette sopravvissuti alla famigerata S-21, la prigione diretta dal compagno Duch nella quale sono morte più di 17mila persone fra il 1975 e il 1979. Di questi sette, solo tre sono ancora in vita.
Vann Nath si è salvato grazie alle sue qualità di artista. Egli è diventato il ritrattista ufficiale di Pol Pot, il leader dei rivoluzionari maoisti cambogiani, ma la sua bravura non gli ha risparmiato lo stesso trattamento riservato agli altri carcerati. Questa mattina ha ripercorso gli anni di prigionia di fronte a Kaing Guek Eav – 66 anni, conosciuto come compagno Duch – il solo leader khmer rosso ad aver ammesso i crimini commessi in passato e a chiedere perdono.
Vann Nath è stato arrestato il 30 dicembre del 1977 con l’accusa di “attività controrivoluzionarie”. Egli è entrato nella prigione di Tuol Sleng il 7 gennaio 1978, dove è rimasto per un anno, fino alla caduta del regime. “Le condizioni erano disumane – racconta Vann Nath – e il cibo scarso”. L’artista spiega che veniva distribuita “una sola razione al giorno”, composta da “tre cucchiaini da caffé di minestra”. I detenuti erano ammanettati a file di 20 o 30, e la sensazione di fame così forte da costringerli “a mangiare insetti di nascosto dalle guardie. Consumavamo il cibo in mezzo ai cadaveri; ma non ci importava, perché eravamo come animali. Ho persino pensato – continua – che mangiare carne umana sarebbe stato un buon pasto”.
L’ex detenuto della S-21 ha dipinto diversi ritratti di Pol Pot, il leader dei Khmer rossi, responsabili della morte di circa due milioni di cambogiani nel folle tentativo di dar vita a una utopia socialista fondata sulla produzione agricola. Migliaia fra intellettuali e professori sono stati massacrati perché considerati “improduttivi”. “Se avessi realizzato dei buoni quadri – aggiunge Vann Nath – loro sarebbero stati contenti e io sarei sopravvissuto”.
Nel 2010 dovrebbe iniziare il processo a carico di altre quattro figure di primo piano del regime. Essi sono: Khieu Samphan, 77 anni, ex capo di Stato; Ieng Sary, 83 anni, Ministro degli esteri; Ieng Thirith, 76 anni, moglie di Sary e Ministro per gli affari sociali; Nuon Chea, 82 anni, ideologo del regime e soprannominato “fratello numero 2”. Pol Pot, il sanguinario dittatore conosciuto come “fratello numero 1” è morto il 15 aprile del 1998, senza aver mai risposto delle atrocità commesse.
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