Primo turno di elezioni in Kashmir: a fine giornata affluenza quasi al 60%
Già chiamati alle urne 2,3 milioni di elettori per scegliere 24 dei 90 membri della nuova Assemblea legislativa, dopo che nel 2019 il governo centrale ha revocato la parziale autonomia di cui godeva la regione. Attesa grande partecipazione, ma è probabile che i risultati mostreranno un panorama politico composito.
Srinagar - (AsiaNews) - Sono 2.3 milioni gli elettori chiamati oggi alle urne in Kashmir, la regione a maggioranza musulmana contesa tra India e Pakistan, per scegliere 24 membri che andranno a comporre l’Assemblea legislativa locale. Dopo la prima fase di oggi, il secondo e il terzo turno si terranno il 25 settembre e il primo ottobre, mentre i risultati sono attesi per l’8 ottobre. Alle cinque del pomeriggio (ora locale), a un'ora dalla chiusura dei seggi, si è registrata un’affluenza di poco superiore al 58%. In totale sono quasi nove milioni gli elettori kashmiri registrati per prendere parte al processo elettorale e 90 i membri dell'Assemblea legislativa che verranno scelti su centinaia di candidati.
Si tratta delle prime elezioni dal 2014, quando 11 dei 24 seggi in palio oggi vennero vinti dal Peoples Democratic Party, guidato dall’ex governatrice Mehbooba Mufti, un tempo alleata del Bharatiya Janata Party (BJP), il partito ultranazionalista indù che guida il governo nazionale.
Ma sono anche le prime elezioni dopo che nel 2019 il governo indiano guidato dal primo ministro Narendra Modi ha revocato lo statuto speciale della regione, separandola dal Ladakh e rendendola un “Territorio dell’Unione” (allo stesso modo, per esempio, della capitale, delle isole Andamane o delle Laccadive) con il nome di Jammu e Kashmir, posto sotto il controllo dell'amministrazione centrale.
Il BJP ha inoltre ridisegnato le circoscrizioni elettorali, aggiungendo sei seggi alla divisione del Jammu, dove la popolazione è in maggioranza indù e solo uno nel Kashmir, che oggi ne conta 47. Nel 2014, il BJP aveva ottenuto 25 seggi su 37 (oggi 43) nel Jammu.
Durante la campagna elettorale, il BJP - che si scontra con il Congress, il partito d’opposizione alleatosi con la National Conference, la più popolare formazione politica locale - ha più volte ribadito di aver inserito nel proprio programma la questione del ritorno dei Pandit, gli indù che durante le violenze da parte di estremisti islamici negli anni ‘90 migrarono appunto nel Jammu abbandonando la valle del Kashmir.
Il Congress, invece, presentando come un fallimento il governo imposto dal BJP a partire del 2019, ha più volte sottolineato il dato sulla disoccupazione giovanile in Kashmir, salito a oltre il 18% secondo i dati governativi rilasciati a luglio, un valore più che doppio rispetto alla media nazionale.
In passato, i gruppi armati a favore dell’unione con il Pakistan (che dopo la partizione del 1947 ha combattuto diverse guerre per il controllo della regione) avevano preso di mira le urne, e i candidati indipendentisti, tra cui quelli del Jamaat-e-Islami, avevano boicottato le elezioni. Ma alle elezioni nazionali tenutesi tra aprile e maggio (alle quali BJP ha ottenuto in Kashmir il 24% dei voti) il tasso di partecipazione è stato di quasi il 60%, il livello più alto mai registrato negli ultimi 35 anni.
Sheikh Abdul Rashid, dell’Awami Ittehad Party (a sua volta alleato con il Jamaat-e-Islami) a giugno è stato eletto nella Lok Sabha per la circoscrizione di Baramulla, nonostante si trovasse in carcere (la libertà su cauzione gli è stata concessa una settimana fa) per accuse di finanziamento al terrorismo, battendo Omar Abdullah, ex governatore della regione e leader della National Conference.
Con questo panorama politico, i commentatori si aspettano come minimo un’alta affluenza, e risultati che saranno difficili da decifrare anche a causa dell’alto numero di candidati che si sono proposti come indipendenti. “Queste elezioni potrebbero effettivamente dare alle persone un senso di potere a livello locale, dopo essere state sottoposte a una continua privazione di potere dal 2019”, ha commentato un analista locale in forma anonima.
Tuttavia, dopo l’abrogazione dell’Articolo 370 che garantiva una parziale autonomia al Kashmir, il nuovo governo locale avrà poteri limitati su una serie di questioni, come l’istruzione e l’imposizione fiscale. "Sappiamo che questa Assemblea non avrà molto potere", ha detto un coltivatore di frutta ai media locali. "Ma cosa succederebbe se il nostro voto costringesse Delhi a riconsiderare la sua strategia e a concederci lo status di Stato?"
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