Prime elezioni democratiche in Bhutan
Thimphu (AsiaNews/Agenzie) – Circa 300mila bhutanesi hanno votato nelle prime elezioni democratiche, dopo un secolo di governo diretto della monarchia. E’ un passo fondamentale per passare a una democrazia parlamentare, voluta dall’ex re Jigme Singhye Wangchuck, che in previsione nel dicembre 2006 ha abdicato a favore del figlio Jigme Khesar Namgyel Wangchuck di 27 anni, istruito all’università di Oxford.
In palio 15 dei 20 seggi elettivi della Camera alta del parlamento, il Consiglio nazionale. Altri 5 membri saranno eletti a fine gennaio (rinvio causato dalla mancanza di candidati), mentre 5 saranno nominati dal re. Le elezioni per la Camera bassa ci saranno i prossimi febbraio e marzo. Nonostante nel 2007 ci fossero state due elezioni simulate, per aiutare la popolazione a capire come funziona la scelta democratica, per molti è stata un’esperienza nuova, dopo una campagna elettorale svolta senza manifesti o altra propaganda e con la possibilità per chiunque di andare al municipio locale per ricevere la fotografia e il curriculum dei candidati. La regolarità del voto è stata vigilata da osservatori di India, Stati Uniti, Australia e Nazioni Unite. Per prevenire possibili incidenti, soprattutto ad opera di secessionisti indiani o dei maoisti nepalesi, il Paese ha chiuso il confine con l’India e posto in allerta il piccolo esercito.
Dopo le elezioni, il re rimarrà capo dello Stato ma tutti i poteri andranno al parlamento che può anche porlo sotto accusa con i due terzi dei voti. Il neo parlamento dovrà preservare il minuscolo Stato himalayano, stretto tra Cina e India, dove è proibito fumare; i media internazionali sono stati ammessi solo nel 1974; la televisione è arrivata nel 1999. E’ ristretto persino l’accesso ai turisti stranieri: non più di 6mila l’anno. Il tutto per preservare la cultura nazionale.