Prima eutanasia nel Paese? La Chiesa: "Lo Stato pensi invece alle cure per i poveri"
Jakarta (AsiaNews) Per la prima volta l'Indonesia il paese islamico più numeroso - si confronta con il problema dell'eutanasia. Panca Satrya Hasan, un uomo di Jakarta, ha chiesto all'ospedale islamico della capitale Bogor di mettere fine alla vita di sua moglie, Agian Isna Nauli Siregar, 33 anni, gravemente ammalata. Sebbene sia alimentata da un apparecchio, la donna - secondo i medici che l'hanno in cura - reagisce alle stimolazioni esterne. Secondo i dottori Agian ha subito una paralisi, ma suo marito sostiene che è entrata in coma. La donna si trova in ospedale da un mese, ma da circa 50 giorni è in cura per un'ipertensione che le ha causato danni al cervello. "Non sarà capace di riconoscermi per altri 6-12 mesi. Non posso vederla andare avanti così" ha spiegato il marito. Hasan e Agian sono sposati da 10 anni. Agian ha sofferto serie complicazioni dopo un parto cesareo. I medici hanno detto che Agian ha avuto una paralisi a causa di un'intossicazione post-parto.
Hasan ha chiesto ai medici di causare l'eutanasia di Agian perché non hanno i soldi per coprire le spese ospedaliere, che ammontano a 1 milione di rupie al giorno (100 dollari). "Dispongo solo di 60 milioni (6mila$, ndr)" ha detto Hasan. "Se lo stato non riesce a garantire a mia moglie il diritto di vivere, è meglio ridurre la sua sofferenza".
Il caso della donna ha suscitato dibattiti nel Paese, perchè si tratta del primo caso di richiesta di eutanasia in Indonesia. "Sarebbe un problema diverso se il paziente fosse cosciente, per esempio a causa di un cancro" ha dichiarato il neurologo Salim Haris. Egli afferma che il dovere di un medico è informare la famiglia del paziente se sia terminale, ad esempio se aa subito un danno cerebrale permanente. Ai familiari sostiene il medico toccherebbe la scelta se continuare le cure mediche.
Il medico che cura Agian, Yusuf Misback, ha dichiarato che la donna è affetta da paralisi. "Non è mai entrata in coma, ha solo avuto un ictus". Sebbene il marito di Agian ritenga che la moglie sia in coma, il medico curante afferma che la donna può aprire gli occhi, gridare, rispondere a semplici domande e ordini. "I pazienti in coma non rispondono in nessun modo a queste sollecitazioni" afferma il dottor Misback.
Secondo padre Franz Magnis-Suseso, gesuita, docente di etica al Philosophical Institute of Driyarkara di Jakarta "è responsabilità dello stato prendersi cura dei cittadini che soffrono e non hanno denaro per curarsi". P. Magnis-Suseso ribadisce la contrarietà della Chiesa all'eutanasia, ma sottolinea che in questo caso "non ci si deve domandare se l'eutanasia sia legale o no, ma se chi ha il dovere di assistere i bisognosi abbia assolto il suo compito. La Costituzione indonesiana dice che è compito del ministero del Welfare interessarsi dei poveri che soffrono di malattie terminali e non possono pagarsi le cure".
In Indonesia non è permesso nessun tipo di eutanasia, né attiva né passiva. Ma secondo Indriyandto Seno Adij, docente di legge all'University of Indonesia, la famiglia di Hasan può fare una richiesta di eutanasia alla Corte distrettuale. "Se la Corte approverà la domanda, vorrà dire che l'eutanasia è legale" afferma Adij. L'ipotesi è confermata anche dal presidente dell'Istituto legale per la medicina di Jakarta, Iskandar Sitorus, che ha fatto sapere di voler fornire ad Hasan 8 avvocati per la sua battaglia legale. "Il caso di Hasan non è stato regolamentato dallo stato. Fino a quando non lo sarà, la sua domanda è teoricamente valida" ha spiegato Sitorus. Egli ha respinto l'insinuazione che Hasan possa essere accusato di omicidio. "Qual è la logica che sta dietro a tutto questo? Quest'uomo chiede di compiere un'eutanasia allo stato, perchè non vuole farlo da solo".
Il ministro indonesiano della salute, Achmad Sujudi, ha rifiutato di rilasciare qualsiasi commento al riguardo, ma ha detto che l'eutanasia non sarà mai ammessa nel Paese