Prigionieri, il governo birmano non mantiene le promesse
Yangoon (AsiaNews/Agenzie) Il governo del Myanmar non ha ancora scarcerato nessuno dei detenuti dei quali aveva promesso la liberazione: la denuncia arriva dai familiari dei 3.937 carcerati "ingiustamente" condannati, che il 19 novembre la giunta militare aveva dichiarato di voler liberare. Da giorni i parenti ne aspettano notizia davanti alla famigerata prigione Insein nella capitale.
La scorsa settimana il governo ha rilasciato il leader degli studenti Min Ko Naing, il prigioniero politico più famoso del Paese dopo Aung San Kyi, icona del partito democratico e premio Nobel per la pace. La liberazione di Min Ko Naing aveva acceso la speranza che altri esponenti dell'opposizione potessero tornare a casa. Un amico di Win Tin, stretto collaboratore di Suu Kiy, ha detto di aver "trascorso tutto il giorno davanti ai cancelli di Insein, senza che nessuno venisse liberato". Non è chiaro quante delle librazioni annunciate siano avvenute e quante riguardino prigionieri politici. I media di Stato non ne danno notizia.
La famiglia di Than Nyein, un membro della Lega nazionale per la democrazia di Suu Kiy, condannato nel 1997 a 7 anni di prigione, ha dichiarato che il giorno dopo l'annuncio delle liberazioni la sua sentenza è stata prolungata di altri 2 mesi. "è la terza volta che succede da quando, a luglio, Than ha finito di scontare la pena prevista" ha detto la famiglia del prigioniero. La stessa Suu Kiy è ancora agli arresti domiciliari senza possibilità di aver contatti con l'esterno.
Intanto ieri il governo birmano ha annunciato che a febbraio si terrà un meeting nazionale per elaborare la nuova costituzione: lo ha dichiarato il generale Thein Sein, uomo chiave nella compagine di Yangoon, affermando che si tratta di un evento per aprire la strada alla democrazia.