Prigione e frustate a una vedova 75enne: il nipote le ha portato del pane
Jeddah (AsiaNews/Agenzie) – C’è molto sconcerto nel Paese per la sentenza contro una vedova di 75 anni condannata a 40 frustate e a 4 mesi di prigioni per aver incontrato due giovani, fra cui il nipote, che su sua richiesta le hanno portato del pane. La polizia religiosa (muttawa) che vigila sulla moralità e sui costumi è criticata per attuare in modo cieco la Sharia, avendo anche fini di potere.
Kamisa Sawadi è una donna siriana, già sposa a un saudita. La settimana scorsa è stata giudicata colpevole per aver incontrato due giovani che non sono suoi parenti stretti. Uno dei due, Fahd Al-Anzi, è nipote del marito defunto; l’altro è un suo collega, Hadiyan bin Zein. I due, su richiesta della zia, le hanno portato 5 pagnotte di pane, ma all’uscita della sua casa hanno trovato la polizia religiosa che li ha arrestati e condannati anch’essi ad essere frustati. Secondo la Sharia, la donna è colpevole. Ma i suoi legali vogliono appellarsi anzitutto sottolineando che la donna, quando il nipote era piccolo, lo ha nutrito al proprio seno, ricavando da questo una relazione quasi materna. In tal senso l’accusa dovrebbe cadere.
Alcuni giornali in Medio oriente criticano la sentenza puntando il dito contro la muttawa, che si intromette troppo nella vita privata delle persone. Alcuni sospettano che dietro la sentenza vi sia una vendetta del padre di Fahd Al-Anzi, cognato della vedova, che ha avvertito la polizia religiosa e spinta ad intervenire contro “lo scandalo”, accusando la vedova di “corruzione”.
La povera Kamisa Sawadi, è stata già accusata altre due volte di incontrare uomini, sempre a causa dei rifornimenti di pane. Se nell’appello si conferma la condanna, essa sarà anche espulsa dall’Arabia saudita e dovrà tornare in Siria, sua patria di origine.
L’avvocato Ibrahim Zamzami fa notare che una vecchia di 75 anni non può essere considerata una “seduttrice”, ma la Sharia non fa differenza fra vecchie e giovani.
La dotto.ssa Laila Ahmed al-Ahdab, che scrive sul giornale Al-Watan, critica la muttawa perché basa tutte le sue accuse solo su sospetti no confermati da alcuna prova. Ella accusa l’organismo “per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio” di “manipolare la religione per utilizzarla secondo i propri interessi”.
Il mese scorso il re Abdallah ha licenziato il capo della polizia religiosa e un imam che avevano invitato a uccidere quei padroni di reti televisive che trasmettono contenuti immorali. Il gesto è stato da molti interpretato come un tentativo del re di indebolire la polizia e la sua ispirazione integralista del sunnismo.
06/06/2006