03/02/2009, 00.00
COREA DEL SUD
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Preti cattolici sud-coreani ricordano le vittime della tragedia di Yongsan

di Theresa kim hwa-young
Il 20 gennaio scorso sei persone sono morte nell’incendio di un edifico nella capitale. La polizia era intervenuta per sgomberare il palazzo, incendiato dai manifestanti che protestavano contro i bassi indennizzi ricevuto dal governo. I religiosi denunciano la violazione dei diritti umani in Corea del Sud.

Seoul (AsiaNews) – I membri dell’Associazione preti cattolici per la giustizia (Cpaj) hanno celebrato, ieri sera, una messa per ricordare le vittime dell’incendio a Yongsan, quartiere centrale di Seoul. Essi denunciano una violazione dei diritti umani in Corea del Sud e biasimano l’atteggiamento del governo, colpevole di utilizzare metodi brutali per reprimere il dissenso e i movimenti di opposizione.

La vicenda risale al 19 gennaio scorso: un gruppo di dimostranti ha inscenato una protesta contro i bassi indennizzi accordati per la demolizione delle loro case a Yongsan, nel centro di Seoul. Lo sfratto era motivato da un piano di riqualificazione del quartiere, che prevedeva l’abbattimento di alcune abitazioni.

La situazione è precipitata il giorno successivo: all’arrivo della polizia per procedere alle operazioni di sgombero i manifestanti, col volto coperto da maschere e armati di ordigni incendiari, hanno appiccato il fuoco al tetto dello stabile. Nel rogo sono morti cinque dimostranti e un agente di polizia, 17 i feriti.

Ieri sera il Cpaj ha voluto ricordare le vittime della tragedia con una messa di suffragio (nella foto) e ha denunciato i metodi autoritari imposti dal governo: “La tragedia di Yongsan – si legge in un comunicato intitolato “Disastro e rovina della Repubblica di Corea” – è un incidente spaventoso che fa sorgere domande e traumi in tutti i cittadini in merito alla direzione intrapresa dal Paese e sulle ragioni alla base della catastrofe”.

I sacerdoti cattolici sottolineano che “una repubblica democratica” è fondata sul principio che il “bene pubblico” appartiene “ai cittadini” e biasima il comportamento del governo che “priva i cittadini non solo della felicità, ma della loro stessa vita, senza esitazioni”, nascondendosi dietro al paravento “della legalità e della giustizia”.

I membri dell’Associazione preti cattolici per la giustizia lanciano un monito al presidente Lee Myung-bak, la cui amministrazione ha compiuto “un crimine terribile negando l’esistenza stessa di Dio” e ribadiscono la loro “battaglia” motivata da un sentimento di “rabbia giustificabile”.

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