Prestito della Banca Mondiale per risanare il Gange
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - La Banca Mondiale garantirà all’India un prestito di 1 miliardo di dollari per un progetto di risanamento del Gange. Il fiume, sacro per la popolazione indiana di religione indù, è infatti uno dei più inquinati al mondo, e scorre per circa 2500 chilometri raccogliendo prodotti di industrie chimiche, pesticidi agricoli e acque di scarico.
Intervenendo a New Delhi, il direttore della Banca Mondiale Robert Zoellick, ha spiegato che il progetto di pulizia e risanamento è inserito nella più ampia iniziativa “Mission Clean Ganga” lanciata dall’Autorità nazionale per il bacino del Gange (Ngrba). Entro il 2020 essa pensa di porre fine allo scarico dei rifiuti non trattati nel Gange. Il progetto dovrebbe riguardare tutta la rete di affluenti del fiume: per questo il piano comprenderà la costruzione di impianti di trattamento delle acque di scarico, la ristrutturazione di canali di scolo e altre misure per migliorare la qualità dell’acqua.
Gli ambientalisti sono in allarme, perché, sostengono, “il non abbattimento dell’inquinamento ormai senza controllo potrebbe provocare la fine delle comunità che vivono sulle rive del fiume”. Si tratta di circa 400 milioni di persone, che già in passato hanno visto finire nel nulla altri progetti, compreso quello che prevedeva la potabilità dell’acqua entro il 1989.
L’inquinamento delle acque in India è un problema molto vasto e riguarda tutti i fiumi del bacino del Gange. Esso ha diretta incidenza sulla salute, essendo una delle principali cause di tumori nell’area. La International Hepato-Pancreato-Biliary Association (Ihpba) stima che nell’India del Nord vi siano almeno dieci vittime di tumore su 100mila.
Di tutto ciò si discuterà senz’altro anche al vertice sui cambiamenti climatici in programma a Copenhagen dal 7 al 18 dicembre. L’India ha già dichiarato il proprio disappunto sulla bozza danese di riduzione dei gas serra entro il 2020, sostenendo che i Paesi ricchi inquinano molto di più e ha annunciato una proposta alternativa, concertata con la Cina, sulla riduzione dell’intensità energetica delle produzioni industriali.