07/01/2009, 00.00
INDONESIA
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Presidente indonesiano: “La guerra in Terrasanta non ha radici religiose”

di Mathias Hariyadi
Susilo Bambang Yudhoyono parla per la prima volta del conflitto fra Israele e Palestina. Egli spiega che è frutto di “problemi politici” per il “controllo dei territori” ed esclude motivazioni di carattere confessionale. Il governo predispone l’invio di aiuti umanitari; frange di estremisti islamici reclutano “volontari per il jihad”.

Jakarta (AsiaNews) – “La crisi fra Israele e Palestina non ha radici religiose: è una questione politica. Non ha niente a che vedere con la religione, con il conflitto fra islam e cristianesimo”. È l’appello, il primo nella storia del Paese, lanciato dal presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, il quale invita a “non mischiare religione e politica” in merito al conflitto in Terrasanta.

La presa di posizione del Capo di stato indonesiano intende arginare l’ondata di proteste dell’ala fondamentalista del Paese – tra cui il Fronte per la difesa dell’islam, Fpi – che ha promosso una campagna di reclutamento di combattenti del jihad da inviare in Palestina. “La crisi odierna è frutto di una ostilità permanente, determinata da una questione di sovranità territoriale. Vi prego di non legarla in alcun modo a questioni di tipo religioso” è quanto precisato dal presidente Susilo il 5 gennaio scorso, nel corso di una conferenza stampa indetta al termine dell’incontro con Fariz Mehdevi, ambasciatore palestinese in Indonesia.

Il governo ha disposto l’invio di aiuti umanitari alla popolazione civile della striscia di Gaza, fra cui un team di medici e altri generi di prima necessità che verranno distribuiti attraverso l’Egitto e la Giordania. Alcuni gruppi islamici e comunità sparse nel Paese non ritengono sufficiente un sostegno umanitario e chiedono al governo di consentire l’espatrio ai “volontari musulmani” che vogliono “combattere contro l’occupazione di Gaza da parte di Israele”.

Il presidente Susilo mette in guardia la popolazione, invitandola a non “farsi influenzare” da quanti mistificano la realtà attribuendo radici religiose al conflitto in Terrasanta, il quale vedrebbe opposti i “cristiani di Israele” e i “musulmani di Palestina”. Una precisazione che intende anche prevenire episodi di violenze o scontri all’interno del Paese, teatro in passato di attacchi di una parte della comunità musulmana verso la minoranza cristiana. “Gli indonesiani – conclude Susilo – devono mostrare intelligenza e saggezza nel manifestare la loro solidarietà ai palestinesi di Gaza. Il nostro obiettivo è aiutarli, essere parte della soluzione e non del problema”.

L’appello del Capo di Stato è stato ripreso da Hassan Wirajuda, ministro indonesiano degli esteri, il quale ribadisce che “inviare combattenti islamici non è la risposta giusta per affrontare la questione”, ma è necessario reperire “medicine e altri generi di prima necessità”.

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