Presidente Talabani: non firmerò condanna a morte di Saddam
In un'intervista il nuovo capo di stato iracheno afferma non ci sarà un governo islamico perchè l'Iraq è uno stato multietnico e multireligioso.
Baghdad (AsiaNews) Jalal Talabani, nuovo presidente iracheno, ha dichiarato che non firmerà un'eventuale condanna a morte dell'ex capo di stato Saddam Hussein.
In un'intervista all'emittente inglese BBC Talabani che è stato un avvocato impegnato nella difesa dei diritti umani ha detto che egli si è sempre opposto alla pena capitale e ha fatto sapere che i suoi principi personali non gli permettono di avallare una decisione del genere, nonostante tutte le sofferenze e abusi inflitti dal regime baathista alla minoranza curda, della quale egli fa parte: "No, personalmente io non firmerò la sua condanna a morte" ha affermato Talabani, che però ha proseguito: "È noto che la presidenza dell'Iraq è costituita da 3 persone. Sono queste che devono decidere. Per questo io posso essere assente. Posso andarmene in vacanza e lasciare che siano gli altri due (i vicepresidenti, il sunnita Ghazi Yawer e lo sciita Abdel Abdul Mahdi) a decidere".
Talabani non crede che la condanna a morte dell'ex rais indebolirà gli sforzi per fiaccare i ribelli: "Penso che se Saddam verrà messo a morte, molti dei suoi seguaci deporranno le loro speranze e i loro auspici che un giorno egli possa tornare al potere".
Il nuovo capo di stato si è detto favorevole ad un'amnistia per gli insorti che hanno preso le armi perché contrari al nuovo governo. Inoltre ha sostenuto che agli ex membri del partito baathista dovrebbe essere permesso di lavorare nell'amministrazione civile statale, ma non nell'esercito, a meno che essi non abbiano partecipato all'opposizione segreta a Saddam Hussein.
Alla domanda sul ruolo dell'islam nella politica irachena, Talabani ha risposto che se si è in generale d'accordo che l'islam sarà la religione di stato e avrà una grande influenza sulle leggi statali, non si arriverà a un governo islamico. "In Iraq" ha detto Talabani "questo è impossibile, perché ci sono curdi, arabi, sciiti, sunniti, cristiani: imporre un governo islamico vorrebbe dire dividere l'Iraq". Egli ha ammonito che ogni tentativo di rendere islamico il governo del paese produrrà la frantumazione dell'Iraq.
I partiti sciiti con i quali i curdi hanno stretto alleanza per formare il nuovo governo si sono detti d'accordo per un compresso secondo i quale l'islam sarà una delle varie fonti della legislazione irachena.