Presidente Caritas libanese: Sul confine siriano si rischia una catastrofe umanitaria
Beirut (AsiaNews) - "Sul confine siriano la situazione peggiora di giorno in giorno. Per le prossime settimane attendiamo nuove ondate di profughi. Se non si agirà in fretta vi è il rischio di una catastrofe umanitaria". È quanto afferma ad AsiaNews, p. Simon Faddoul, presidente di Caritas Libano, che da giorni accoglie, cura e sfama migliaia di rifugiati siriani in fuga dalla guerra.
Il conflitto fra regime siriano e ribelli, in corso dal marzo 2011, ha coinvolto le principali città della Siria, costringendo migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni. L'ondata di profughi si è diretta nei mesi scorsi verso il confine turco, più accessibile da un punto di vista logistico. A causa dell'escalation di violenza nelle città di Homs e Daraa, dallo scorso 4 marzo i fuggitivi hanno iniziato a varcare la frontiera con il Libano, caratterizzata da alti picchi montuosi.
"A tutt'oggi sono oltre 300 le famiglie che hanno attraversato il confine. La maggioranza sono donne e bambini". Il sacerdote racconta che molti di loro hanno camminato per diversi giorni, giungendo a piedi da Homs, Daraa e da altre aree del Paese, sfidando il freddo e i sentieri montuosi della valle della Bekaa, dove in questi giorni la temperatura è scesa diversi gradi sotto lo zero.
"Le loro condizioni sono critiche - afferma - ci sono diversi malati. Per camminare più in fretta le famiglie hanno portato con se solo i vestiti che indossano. I bambini sono traumatizzati, molti non parlano. Le donne sono spaventate e temono per la condizione di mariti e figli maschi rimasti in Siria per difendere le loro abitazioni".
P. Faddul spiega che la Caritas è stata la prima organizzazione a soccorrere i rifugiati e in questi giorni sta collaborando con altre agenzie umanitarie locali e internazionali, che però fanno fatica a raggiungere le aree di confine. La distruzione del ponte sul fiume Oronte, sulla strada che collega il Libano alla Siria, sta costringendo i profughi a trovare vie alternative e ha costretto la Caritas a moltiplicare i punti di primo soccorso, molti dei quali in aree di alta montagna raggiungibili solo a piedi o con fuoristrada.
"Finora - afferma - abbiamo a disposizione 25 volontari coordinati da due operatori umanitari, ma non bastano. Le risorse sono scarse e abbiamo chiesto appoggio alla Caritas internazionale, alle municipalità della valle e ad altre organizzazioni internazionali".
Dal 4 marzo i volontari della Caritas hanno distribuito più di 500 coperte e diversi quintali di cibo e generi di prima necessità, aiutando i rifugiati a contattare i parenti residenti in Libano e le famiglie in grado di ospitarli. Tuttavia p. Faddul sottolinea che la situazione è critica e vi è un disperato bisogno di aiuti, soprattutto medicinali e vestiti.
Il sacerdote invita associazioni, organizzazioni internazionali e privati a sostenere le famiglie siriane vittime della guerra: "Nelle prossime settimane il numero dei profughi potrebbe aumentare e i volontari di Caritas non saranno più in grado di gestire l'emergenza da soli". (S.C.)
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