Premiata una cristiana del Tamil Nadu: lotta a favore delle donne dalit
Intervista a Ruth Manorama, cristiana del Tamil Nadu, vincitrice del Nobel Alternativo per il suo impegno a favore dello sviluppo delle donne fuori casta in India: "Vivono nella totale assenza di dignità umana, oppresse ed emarginate, ho voluto combattere per assicurare loro maggiori diritti".
Mumbai (AsiaNews) La "voce delle donne dalit" in India: così è conosciuta nel mondo Ruth Manorama. E proprio il suo impegno a favore di questa causa le è valso il Right Livelihood Award 2006, noto anche come Nobel Alternativo*. Cristiana, 42 anni, originaria di Chennai, Tamil Nadu, l'attivista è presidente della Federazione nazionale donne dalit e ha promosso e preso parte a numerosi incontri internazionali per promuovere i diritti delle fuori casta indiane. Nel 1995 a Pechino ha svolto un ruolo importante nell'organizzazione della 4° Conferenza mondiale Onu sulle donne.
AsiaNews l'ha intervistata.
Cosa l'ha spinta a dedicarsi in modo così attivo a questa gente?
La loro vita priva di ogni dignità umana, l'oppressione di cui sono vittime, la loro emarginazione mi hanno spinto a lavorare per garantire loro un futuro migliore. Sono cristiana e la mia ispirazione è Gesù, il quale insegna l'uguaglianza, la pace e la giustizia.
Ci può dipingere la situazione attuale delle donne fuori casta in India?
Le donne sono considerate cittadini di seconda classe, il loro contributo alla società è spesso sottovalutato o addirittura non riconosciuto. In tutti gli indicatori sociali alfabetizzazione, tasso di disoccupazione - la situazione delle donne dalit è ai limiti. Se si parla delle violenze fisiche questa categoria è la più colpita.
C'è differenza tra città e campagne?
La vita delle dalit nelle zone rurali è molto dura: mancano strutture sanitarie e lavori dignitosi e le condizioni economiche sono pessime. In città la situazione non è migliore: qui le donne sono impiegate soprattutto come spazzine in condizioni igieniche e sanitarie disastrose. In India pulire a mano le strade è vietato da più di 10 anni, ma le legge del 1993 non ha fermato il fenomeno.
Questo oltre all'umiliazione genera anche seri quesiti di carattere sociale e sanitario. La pulizia delle strade a mano comporta infatti l'ostracismo e l'emarginazione fisica delle dalit e dei loro figli considerati intoccabili. Per loro diventa difficili addirittura accedere ad un'educazione base. È un sistema sociale ingiusto quello che considera la vita di una mucca più preziosa di quella di un uomo delle caste inferiori.
Cosa fa il governo per migliorare questa condizione?
Spesso le autorità politiche non hanno una reale volontà di affrontare il problema della riabilitazione di queste donne. Esistono programmi, ma rimangono sulla carta. Ci sono fondi stanziati per lo sviluppo dei dalit, ma niente si muove. Anche la classi sociali più alte sono sorde e indifferenti. Preferiscono dire che l'India è unita e proiettata verso un ruolo di maggior peso economico e politico tra le potenze mondiali, ma questa è solo una verità a metà.
Ci sono stati poteri forti che hanno avversato il suo lavoro?
Io non sono sola. La Federazione nazionale donne dalit mi aiuta a dare voce ai problemi di queste persone.
Cosa pensa dell'ulteriore discriminazione di cui sono vittime i dalit cristiani?
Penso che anche loro debbano avere gli stessi diritti riconosciuti ai dalit indù: quello che è concesso in nome della casta, non può essere tolto in nome della religione.
Cosa si aspetta ora dopo aver vinto il Nobel Alternativo?
Questo premio contribuirà a dare visibilità internazionale alla causa dei dalit e soprattutto delle donne in India. Dobbiamo combattere questa apatia e riconoscere a livello mondiale la condizione misera delle donne e integrarle nella società.
*Il Right Livelihood Award è stato istituito nel 1980 in Svezia da Jakob von Uexkull, scrittore ed ex membro del Parlamento Europeo. Viene assegnato a individui e gruppi che nel mondo sostengono, a costo di sacrifici personali, i principi di una "vitalità sana", ma che spesso vengono avversati dai poteri forti che si sentono intralciati dal loro lavoro.