Preghiera "mondiale" per il Myanmar
L'iniziativa per domenica prossima della Commissione per la libertà religiosa della Alleanza evangelica mondiale.
Roma (AsiaNews) - Una preghiera universale domenica 12 marzo per la pace e il rispetto delle minoranze e delle religioni nel Myanmar. E' questa la proposta della Commissione per la libertà religiosa della Alleanza evangelica mondiale (Wea), ente della Chiesa evangelica presente in 121 nazioni.
"Preghiamo insieme si legge nel comunicato della Wea per la pace, il perdono, la giustizia e la riconciliazione in Birmania. Possa la pace, e non il potere, essere il desiderio di tutti i birmani, in modo particolare di coloro che occupano posizioni di comando".
La Wea ricorda che oggi i birmani vivono sotto una delle dittature più repressive del mondo. La giunta militare al governo è definita come un compromesso fra il pensiero marxista e quello buddista, ma in realtà è interessata al potere e non all'ideologia, e i cristiani sono discriminati e perseguitati perché appartengono a minoranze etniche.
Proprio nelle minoranze etniche si contano infatti le comunità più numerose di cristiani. I Karen, la più grande minoranza - circa il 20% della popolazione totale - è composta per il 40% da cristiani. Cristiani sono anche molti tra i Kachin del nord, i Chin e i Naga nella parte ovest. Le minoranze sono favorevoli alla democrazia e, nonostante la dittatura reprima ogni forma di dissenso, si registrano continue insurrezioni nelle zone orientali abitate da Shan, Karen e Karenni
L'esercito birmano è inoltre noto per violare in modo continuo i diritti umani con pratiche quali lavoro forzato, stupri, uccisioni, decapitazioni e mutilazioni. I conflitti interni sono causa di oltre un milione di profughi all'interno del Paese, e di un altro milione oltre confine, costretto nei campi di accoglienza nelle nazioni confinanti.
Nello spiegare l'iniziativa, la Wea sottolinea la continua e sistematica violazione della libertà religiosa. Il governo usa missionari buddisti per convertire i cristiani. A metà degli anni '60 quasi tutti i missionari stranieri sono stati espulsi, e tutte le scuole private e gli ospedali da loro gestiti sono stati nazionalizzati. I militari limitano l'evangelizzazione, la costruzione e la riparazione delle chiese, l'importazione e la distribuzione di libri cristiani. Inoltre la giunta supervisiona le attività religiose per accertarsi che non si parli di diritti umani e di democrazia.
Su una popolazione di oltre 46 milioni di abitanti in Myanmar il 72% è buddista, il 2,% musulmano. I cristiani sono l'8,3%.