Possibili vendette dopo l’uccisione del ragazzo israeliano a Bat Ayin
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Le forze di sicurezza israeliane temono che estremisti di destra tenteranno delle azioni armate per vendicare la morte del ragazzo 13enne ucciso ieri a colpi di ascia da un palestinese, il quale ha ferito anche un bambino di 7 anni nella colonia di Bat Ayin nei Territori occupati della West Bank.
L’assassino è riuscito a fuggire, dopo essere penetrato nella colonia. Il ragazzo ucciso si chiama Shlomo Nativ e i suoi genitori sono fra i fondatori della colonia che raduna ebrei religiosi e non religiosi. Il bambino ferito è Yair Gamliel, figlio di Ofer Gamliel, che sta scontando una pena di 15 anni di prigione per aver partecipato ad un tentativo di attentato contro una scuola palestinese nel 2002.
Ieri sera due gruppi palestinesi hanno rivendicato l’uccisione. Si tratta di “Jihad islamico” e del gruppo “Imad Moghniye”, dal nome del capo militare Hezbollah ucciso nel 2008 a Damasco, la cui morte viene attribuita ai servizi segreti israeliani. Ma da Gaza “Jihad islamico” ha negato ogni responsabilità, pur apprezzando il gesto come risposta ai “crimini dell’occupazione”.
L’attacco – eseguito con un’ascia e un coltello – è segno della profonda tensione disperazione che regna nei Territori, a pochi giorni dal varo del nuovo governo israeliano di Benjamin Netanyahu, che comprende molti estremisti ultranazionalisti, fra cui il ministro degli esteri Avigdor Liebermann.
Nel su discorso inaugurale Netanyahu non ha nemmeno pronunciato l’espressione “Stato palestinese”. Da parte sua, in pochi giorni Liebermann ha bocciato il processo iniziato ad Annapolis, ha escluso ogni concessione del Golan alla Siria, ha minacciato la mancanza di pace se i palestinesi non controlleranno Gaza e non smilitarizzeranno Hamas.
Saeb Erakat, negoziatore dei palestinesi, ha dichiarato che le affermazioni di Liebermann sono un insulto verso tutti, in particolare le potenze mondiali che spingono per la pace.
Ma anche nel campo palestinese vi sono segnali di sbriciolamento. Ieri al Cairo le fazioni di Hamas e Fatah hanno interrotto il dialogo per la riconciliazione, iniziato subito dopo l’offensiva israeliana contro Gaza. In precedenza essi si erano accordati per formare un comitato che risolva le loro differenze e porti a un governo di unità nazionale fino alle elezioni generali fissate al prossimo anno. I comitati hanno cominciato a lavorare il mese scorso, ma ora sono fermi perché Hamas insiste nel non voler accettare accordi precedenti stabiliti fra l’Autorità palestinese e lo Stato d’Israele.