Poso, musulmani bloccano la città e chiedono l'esecuzione di Tibo e compagni
Con il nome "Lotta ed amicizia musulmana di Poso", circa 4 mila manifestanti hanno bloccato oggi scuole, negozi e trasporti pubblici. Inviti al governo affinché uccida i tre cattolici "come stabilito dalla legge".
Poso (AsiaNews) Una folla composta da circa 4 mila musulmani ha bloccato per tutta la giornata di oggi la città di Poso chiedendo l'esecuzione dei cattolici Fabianus Tibo, Domingus da Silva e Marinus Riwu.
I tre sono accusati di un massacro di musulmani avvenuto in città nel 2000, ma sono moltissimi i testimoni a loro favore che non sono stati ascoltati nel corso del processo, così come sono molte le voci nazionali ed internazionali che chiedono una riapertura del loro processo. La data della loro esecuzione è stata spostata diverse volte, anche grazie alle pressioni internazionali e della Santa Sede-
Con il nome "Lotta ed amicizia musulmana di Poso", la folla ha sfilato per le vie della città tra cartelli e slogan che chiedono alle autorità di non rimandare più la fucilazione dei tre. Fra i manifestanti, anche centinaia di poliziotti che hanno mantenuto la calma ed hanno evitato danni e scontri fra i manifestanti ed i residenti.
La manifestazione è partita dalla Grande moschea di Poso ed ha sfilato nei pressi della reggenza e dell'ufficio del procuratore locale, bloccando scuole, negozi e trasporti pubblici. In un documento, i musulmani chiedono al governo di "non avere dubbi nel mettere in atto la condanna, decisa dalla legge".
Al momento, non vi sono ancora notizie certe sulla data dell'esecuzione, anche se si è installato il nuovo capo della polizia nella provincia, Badrootin Haiti, ex Sovrintendente capo della polizia provinciale di Banten.
Il governo ha infatti trasferito a fine agosto il generale Oegroseno dal suo incarico di capo della polizia della provincia di Sulawesi centrali, mettendo così a tacere una delle voci più autorevoli tra quelle che chiedono la verità sul conflitto interreligioso del 1999-2001 a Poso. Il generale è anche un convinto sostenitore della necessità di sospendere la condanna a morte dei cattolici.