03/02/2010, 00.00
NEPAL
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Poliziotti nepalesi compiono torture, uccisioni e stupri nella regione del Tarai

Organizzazione per i diritti umani denuncia i continui abusi di polizia e forze armate nelle carceri di 11 distretti del Tarai (Nepal meridionale). Colpite soprattutto le minoranze etniche e religiose. Tra i torturati anche bambini di 9 anni.

Kathmandu (AsiaNews) – Aumentano le esecuzioni sommarie e l’utilizzo della tortura nelle carceri della regione del Terai (Nepal meridionale), caratterizzata da scontri etnici. A dirlo è l’organizzazione per i diritti umani Advocacy Forum (Af) che in un report di 93 pagine pubblicato ieri documenta le  ripetute violenze - omicidi, stupri, sequestri, torture – compiute tra gennaio e settembre 2009 da polizia e forze armate a danno delle minoranze etniche presenti nella regione.

Il rapporto di Af dal titolo “Torture and extrajudicial excecutions amid widespread violence in the Tarai” fa riferimento a un totale di 15 esecuzioni sommarie rimaste impunite. Secondo l’organizzazione la Nepal police (Np) sarebbe responsabile di ben 13 uccisioni, mentre due sarebbero state commesse da membri della Armed Police Force (Af). Le persone uccise appartengono per la maggior parte a gruppi politici legati alla comunità madeshi, etnia della regione che si batte per l’autonomia. Testimoni affermano che le vittime sono state arrestate durante scontri tra polizia ed esponenti madeshi e uccise sul posto dagli agenti.

“Ancora una volta vediamo come il governo nepalese abbia fallito nel condurre indagini credibili e nel perseguire i responsabili di questi crimini”, afferma Mandira Sharma, direttrice dell’Af. “L’impunità – continua – manifesta la mancanza di un adeguato sistema di sicurezza. Tutto questo non fa che aumentare il risentimento dei gruppi etnici verso il governo centrale di Kathmandu”.   

Nel documento è presente anche un’indagine basata su interviste a 1473 detenuti. Questa mostra la diffusione della tortura nelle carceri in 11 distretti: Banke, Barda, Dhanusha, Jhapa, Kanchapur, Kapilvastu, Morang, Siraha, Sunsari, Rupandehi e Udayapur. Nella prigione del distretto di Dhanusha oltre il 30% degli intervistati ha ammesso di essere stato torturato. In particolare le donne denunciano continui abusi sessuali da parte delle guardie. Le torture riguardano anche il 52% dei minori, in alcuni casi di soli 9 anni di età. Oggetto delle torture sono soprattutto le minoranze etniche e religiose. I detenuti appartenenti alle etnie del Tarai e i musulmani sono i più colpiti, mentre agli indù è riservato un migliore trattamento.    

Nel luglio 2009 il governo nepalese ha varato uno speciale piano di sicurezza per limitare le violenze compiute dalle forze dell’ordine, soprattutto nella regione del Tarai. Nonostante ciò esso non è stato ancora applicato e nessun provvedimento è stato preso nei confronti dei poliziotti responsabili delle violenze.    

“Finché non sarà applicata la legge e non vi sarà un maggiore controllo su questi fatti – dice Mandira Sharma -   la polizia continuerà a utilizzare l’elettroshock nelle carceri, a compiere esecuzioni sommarie e violenze sui  detenuti, inclusi i bambini, senza dover rendere conto a nessuno”.  

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