Polizia davanti a monasteri buddisti, che minacciano proteste
Secondo testimoni oculari, agenti “controllano” diversi monasteri nel Paese, dopo le proteste dei monaci contro l’aumento della benzina. Volantini invitano i religiosi a rifiutare la tradizionale elemosina elargita dai militari, se entro sei giorni la giunta non chiederà scusa per la violenta repressione dei moti di piazza.
Yangon (AsiaNews) – La giunta birmana ha dispiegato la polizia davanti ai monasteri buddisti di tutto il Paese, dopo le proteste contro il caro-vita alle quali i monaci si sono uniti la settimana scorsa. Lo riferiscono alcuni media legati all’opposizione, che citano testimoni oculari a Yangon.
Intanto i religiosi hanno minacciato di rifiutare le offerte elargite dai militari, se il governo non si scusa entro il 17 settembre per le violenze usate contro alcuni monaci a Pakokku, malmenati e arrestati mentre partecipavano ad una manifestazione pacifica. Un boicottaggio delle elemosine esprimerebbe una forte forma di dissenso verso il regime militare: le offerte ai monaci sono considerate un importante dovere spirituale per un buon buddista. Secondo il giornale The Irrawaddy, un gruppo autodefinitosi “Alleanza di tutti i monaci buddisti del Myanmar” sta distribuendo un volantino per promuovere l’iniziativa. Monaci a Taunggyi riferiscono, però, che si sta cercando “di capire chi c’è dietro il volantino”, perché solo gli “abati più influenti” potrebbero indire un boicottaggio del genere. Per il momento – dicono - si attende come reagiranno le comunità buddiste di Yangon e Mandalay, le più consistenti e prestigiose di tutta l’ex Birmania.
Monaci buddisti ed esercito rappresentano le due istituzioni più importanti a livello nazionale, essendo anche le uniche due realtà presenti in modo capillare in tutto il territorio. I monaci hanno partecipato attivamente alle proteste prima contro il colonialismo britannico e poi contro la dittatura militare.
La repressione dei movimenti anti-governativi, iniziati a metà agosto contro l’aumento della benzina, ha attirato contro la giunta la condanna della comunità internazionale. A questo proposito il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha annunciato ieri l’arrivo “il prima possibile” in Myanmar dell’inviato speciale Ibrahim Gambari, per incontri con i generali e accelerare il processo di “democratizzazione” del Paese.
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